È di nuovo record per Unicredit. La banca timonata dal ceo Andrea Orcel ha annunciato un terzo trimestre chiuso con un utile netto di 2,6 miliardi e nei primi nove mesi di 8,7 miliardi, in rialzo del 13% rispetto all’anno precedente.
Il risultato, che l’istituto sintetizza come “9 mesi di costante crescita redditizia, terzo trimestre record e migliori nove mesi di sempre e disciplina nella gestione del capitale, con maggiori rendimenti per gli azionisti”, ha superato le attese del consensus degli analisti, che avevano previsto in media per il trimestre 2,435 miliardi.
I ricavi netti sono saliti dell’1,2% su base annua a 6,1 miliardi nel terzo trimestre.
Unicredit, è la sottolineatura di Orcel, “ha conseguito ancora una volta una serie di risultati record, con ricavi netti in rialzo dell’1,2% e costi in calo dello 0,1% rispetto allo scorso anno, assorbendo l’allargamento del nostro perimetro”, con un RoTE al 19,1%, “e il nostro CET1 ratio si è attestato al 14,8% grazie alla solida generazione organica di capitale. Confermiamo la nostra guidance per un utile netto di circa 10,5 miliardi nel 2025 prima di ogni iniziativa manageriale per rafforzare ulteriormente i nostri risultati futuri, e siamo sulla buona strada per portare a termine il nostro migliore anno di sempre.”
Sul versante della remunerazione agli azionisti, la distribuzione totale sul 2025 sarà pari o superiore a 9,5 miliardi, di cui almeno 4,75 miliardi nella forma di dividendi.
E sulla scorta di questi numeri arriva l’annuncio del ceo: “Crediamo che rivedremo i target, probabilmente al rialzo, con i conti di fine anno.”
E proprio illustrando i nove mesi di Piazza Gae Aulenti nell’anno caldo del risiko bancario, Orcel ha parlato anche della partecipazione della banca in Generali, per mesi ritenuta uno snodo del consolidamento con continui rumors su possibili mire di Piazza Gae Aulenti verso il Leone di Trieste, che ora si ritrova come maggiore azionista Montepaschi e non più Mediobanca, per effetto della scalata ad opera di Siena con l’Opas andata in porto.
“Al momento la nostra partecipazione netta in Generali è stata ridotta in modo significativo, in modo drastico, sotto il 5%, tra la partecipazione netta e le coperture che abbiamo, la nostra esposizione netta si è ridotta significativamente ed è ben al di sotto del 2%.”
E, ha puntualizzato, “non è strategica, non abbiamo cambiato posizione e potenzialmente la ridurremo ancora: non è qualcosa di importante tatticamente per noi.”
E proprio in tema M&A, Orcel ha ribadito che Unicredit rimane sempre aperta: una crescita inorganica “è possibile, ma non è probabile nel breve termine, e non è probabile per una serie di motivi che conoscete molto bene.”
Parole che sembrano rivolte al governo Meloni e alla vicenda del golden power che l’ad di Piazza Gae Aulenti ha visto applicare al suo tentativo di scalata di Bpm e alla rinuncia che ne è conseguita.
Il banchiere ha parlato di una situazione italiana con “lunghi tempi di approvazione normativa e politica” e di una “palude per un anno prima di poterci muovere, in una situazione in cui molte considerazioni non riguardano la creazione di valore.”
E sui contributi per le banche nella manovra nostrana, l’ad di Unicredit rivendica il vantaggio di essere “una banca diversificata su 13 Paesi” – quindi meno impattata rispetto ad altri player – e che “riesce sempre ad assorbire gli choc che arrivano da tutte le direzioni. Noi – sottolinea – i conti li faremo quando avremo i numeri definitivi.”
E – aggiunge il banchiere – “credo che le discussioni siano costruttive” e verso “un punto di arrivo positivo.”
E fra i tredici Stati in cui Unicredit ha diversificato c’è anche la Germania. In merito a Commerzbank, Orcel spiega che “è un’opzione che strategicamente possiamo usare in qualsiasi momento, non abbiamo fretta; possiamo facilmente aspettare nel medio e lungo periodo. Abbiamo fatto l’investimento al momento giusto e funziona per i nostri azionisti.”
A stretto giro arrivano le parole di Bettina Orlopp, la ceo di Commerzbank, che con LaPresse commenta e rivendica: “Noi ci concentriamo quindi sulla nostra strategia momentum e la implementiamo con soddisfazione, felici di seguire questa strada. Stiamo andando molto bene e ne siamo molto soddisfatti.”
Il titolo Unicredit nel giorno dei conti a Piazza Affari non brinda alla notizia dei risultati record, ma subisce vendite, non unico nel comparto del credito, chiudendo in calo del 2,32% a 61,58 euro per azione.








