“Al di là della forma, per il governo britannico la posta in gioco in questa visita di Trump è altissima, in termini economici e strategici”.
Così Marco Varvello sulla Stampa ricordando che “Starmer azzoppato da recenti incidenti – come le dimissioni della sua vice Angela Rayner – e in caduta libera nei sondaggi, non può permettersi nuovi passi falsi. Si deve affermare come il vero pontiere tra le due sponde dell’Atlantico, come già dimostrato con il progetto di Coalizione dei Volenterosi a favore dell’Ucraina. Difficile ruolo per un leader laburista, mediare tra una amministrazione americana di destra e il suo autoritario presidente da una parte e il resto d’Europa dall’altra, tanto più stando ormai fuori dall’Unione. Eppure è proprio quello che è avvenuto dall’inizio dell’anno, in nome della realpolitik e dello storico rapporto tra Regno Unito e Stati Uniti. Trump in questo caso pragmatico e realista, memore anche delle sue radici familiari nonché dei suoi golf club scozzesi, fin dal primo incontro alla Casa Bianca ha sciolto ogni dubbio, dicendo di Starmer: «È un liberale, con idee diverse da me, ma andiamo d’accordo perché sta facendo un ottimo lavoro”.
Così dopodomani l’atmosfera – sperano a Downing Street – sarà propizia al business e alle dichiarazioni politiche.
Le incognite sono molte, non soltanto per l’imprevedibile temperamento trumpiano.
Qualche giorno fa – scrive l’editorialista – Starmer è stato costretto a rimuovere proprio l’ambasciatore britannico a Washington, Peter Mandelson.
Documenti e prove hanno confermato la sua amicizia con il finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, condannato per abusi e traffico sessuale di minori.
Donald Trump non ha certo apprezzato la tempistica del licenziamento, che a ridosso ha riacceso i riflettori anche sulla sua nota amicizia e frequentazione con Epstein.
Sullo scenario internazionale, l’Ucraina vede Starmer allineato alle richieste americane, più spesa militare per essere – assieme al resto d’Europa – sempre meno dipendenti dallo scudo statunitense.
Ma su Gaza le posizioni divergono, fra pochi giorni all’Assemblea delle Nazioni Unite anche Londra riconoscerà lo Stato palestinese.
Divergenze serie, che pure nel clima cordiale di questa “operazione simpatia” di Windsor possono diventare pietre d’inciampo.
Starmer – conclude Varvello – fa gli scongiuri, la conferenza stampa finale preannuncia scintille”.








