Francesco Strazzari sul Manifesto analizza il ‘nuovo maccartismo di Trump che è peggio dell’originale.
“Trump – scrive l’editorialista – valuta il ricorso all’Insurrection Act per dispiegare l’esercito nelle città americane, mentre per JD Vance Chicago ha ormai un tasso di omicidi paragonabile a quello delle peggiori città del terzo mondo.
In realtà, negli ultimi due anni il tasso di criminalità violenta è diminuito.
Giorni fa la titolare degli Interni Usa, Kristi Noem, ha paragonato Antifa a Hamas, Hezbollah e Isis.
Basato su una palese torsione narrativa e su un silenzio intimidito e compiacente, l’ordine esecutivo che designa Antifa come organizzazione terroristica è un atto politico con implicazioni la cui vastità e profondità vanno comprese a fondo.
Anche in Italia e in Europa.
Negli Usa sono nate campagne di ostracismo, indagini sotto copertura e sanzioni nel mondo accademico, nonché un più ampio attacco a chi monitora l’estremismo violento.
La violenza politica negli Usa non manca di griglie interpretative accessibili.
Dai dati dei centri di ricerca più accreditati (Csis, Start) emerge inequivocabilmente come l’estremismo di destra sia fortemente preponderante.
Lo stesso Homeland Threat Assessment 2025 – fa notare Strazzari – continua a individuare il principale vettore di rischio in un profilo storicamente prevalente nell’area dell’estrema destra.
A metà settembre l’amministrazione Trump ha cancellato uno studio del National Institute of Justice che mostrava come i terroristi interni siano spesso di destra.
Piano piano, i media hanno iniziato a piegarsi alla narrazione della Casa Bianca.
Di fronte alla nebulosa e fantasmatica figura del nemico negli Stati Uniti di oggi, nel pieno di una crisi costituzionale e degli attacchi su università e città, è difficile non concordare con quanto scrive Sylvie Laurent su Le Monde: il maccartismo fu una versione minore di ciò che sta accadendo oggi.
Se c’è una illusione che i liberali riproducono, è ritenere che la destra vada a caccia di chimere.
La nostra capacità di raccogliere e discutere pubblicamente i dati sulla violenza (tutti i dati, inclusi quelli che riguardano l’antisemitismo) deve essere difesa.
Di mezzo ci vanno i ricercatori, gli attivisti e la democrazia stessa”.








