Il negoziato è difficile, la trattativa è in salita e in questo contesto il ministro Roberto Gualtieri ritiene che sia poco proficuo focalizzare la discussione solo sugli assetti proprietari della nuova società della rete che dovrebbe nascere, auspicabilmente, dalla fusione tra la rete di Tim e Open Fiber.
È quanto si apprende da fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze. A prescindere infatti da quale sarà la quota azionaria di Tim in questa “rete aggregata” sulla base dei processi di valutazione, in ogni caso la governance della nuova società – fanno rilevare le fonti di via XX settembre – dovrà garantire, attraverso processi decisionali condivisi tra gli azionisti di riferimento, requisiti di indipendenza degli esponenti aziendali, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, l’assoluta autonomia e terzietà della gestione, la natura “aperta” della rete, la parità di trattamento di tutti gli operatori e la realizzazione dei piani di investimento nei tempi previsti.
Per Gualtieri il dibattito politico su questo tema dovrebbe liberarsi delle posizioni di principio e focalizzarsi su cosa si può concretamente fare oggi per migliorare lo status quo, chiaramente subottimale, e dare al paese l’infrastruttura di cui ha bisogno. Il tentativo del Governo nel difficile negoziato in corso, spiegano le stesse fonti, è quello di assicurare la creazione di una società della “rete a banda larga” con un forte ruolo pubblico, per realizzare la transizione rapida alla fibra, dando vita a una infrastruttura indipendente, che assicuri quindi a tutti gli operatori di mercato l’accesso agli utenti finali in modo paritario. La costituzione di una società separata della rete da parte di Tim è un passaggio rilevante e opportuno, che il Governo auspica possa collocarsi in un percorso volto alla costituzione di una rete aggregata indipendente. Da questo punto di vista, l’interesse all’investimento in questo progetto da parte di qualificati investitori istituzionali è valutato positivamente.








