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Tanto tuonò che piovve: la lettera di Trump sui dazi | L’analisi di Andrea Boitani

Come era da aspettarsi, dopo aver incassato l’esenzione dalla global minimum tax per le imprese americane e aver convinto i paesi europei Nato a ingoiare l’insensata pretesa di portare al 5% del Pil le loro spese per la difesa, sabato Trump ha spedito a Ursula von der Leyen una letterina sui dazi.

Dal primo agosto essi saranno portati al 30% su tutte le importazioni dall’Ue e (minaccia di stampo gangsteristico) se ne annuncia l’ulteriore rialzo nella misura esatta di qualsiasi aumento l’Europa decidesse in ritorsione.

Come dire: non ci provate.

La lettera si conclude con la seguente frase: “La prego di comprendere che questi dazi sono necessari a correggere i molti anni di dazi dell’Unione Europea e di politiche e barriere non tariffarie che causano l’ampio e insostenibile deficit contro (?!) gli Stati Uniti. Tale deficit costituisce una minaccia alla nostra economia e, in effetti, alla nostra sicurezza nazionale”.

Una frase che contiene numerose falsità.

In primo luogo, come ha notato subito Paul Krugman, i dazi europei sui prodotti non agricoli importati dagli Usa sono dell’1% e quelli sui prodotti agricoli arrivano, in media, al 3,9% (dati WTO).

Non c’è dunque spazio per concessioni da parte europea su questo fronte.

Forse Trump ha ancora in mente la corbelleria che l’Iva sia un dazio e non (come invece è) un’imposta che grava su tutte le merci vendute in Europa, ovunque siano prodotte.

Seconda falsità: tutti sanno che il deficit commerciale americano non è dovuto ai dazi europei (inesistenti) ma al livello della domanda interna americana e alla scarsa competitività/qualità delle merci Usa.

Terza falsità: il deficit commerciale minaccia la sicurezza nazionale Usa.

La frase sta lì solo a fini interni, perché la Costituzione americana attribuisce al Presidente poteri sui dazi solo nei casi in cui sia minacciata la sicurezza nazionale.

La quarta falsità è che la regolamentazione europea, che tutela la salute e/o la sicurezza dei consumatori europei da beni e/o servizi ovunque prodotti (Europa compresa), costituisca una barriera non tariffaria contro gli Usa.

Sarebbe sufficiente che i produttori americani decidessero di soddisfare gli standard europei per far cadere automaticamente qualsiasi barriera.

Come fecero le case automobilistiche europee già 40 anni fa per soddisfare gli allora più stringenti standard di sicurezza americani.

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