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Talenti italiani addio, emigra troppa ricerca | L’analisi di Francesco Giavazzi

La scorsa settimana – ricorda Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera – l’Erc (European Research Council, l’entità dell’Unione europea che finanzia la ricerca di base) ha annunciato i progetti che hanno vinto i fondi 2025 (721 milioni di euro) riservati a ricercatori senior, quelli che al momento della domanda già vantavano risultati di ricerca significativi.

Ciascuno dei 281 progetti selezionati riceverà fino a 2,5 milioni di euro per 5 anni.

Quale impatto questo possa avere sulla ricerca di base europea dipende ovviamente dalla disciplina, ma 2,5 milioni di euro sono una cifra comunque significativa.

Proprio nel momento in cui Trump taglia in modo drastico i finanziamenti federali alla ricerca, l’Europa compie un salto di qualità.

Ma non ci sono solo buone notizie.

Il vincitore di un finanziamento Erc non è obbligato a rimanere nel suo Paese: può chiedere di spostare il finanziamento ricevuto altrove, in un Paese europeo che ritenga più adatto a svolgere la sua ricerca.

Le scelte dei vincitori su dove spostarsi sono un buon indicatore dell’attrattività di un Paese, almeno per questo tipo di ricerca.

Nella «riallocazione» la Germania ha perso 10 ricercatori: erano stati selezionati 45 ricercatori tedeschi (cioè che lavorano in università tedesche), ma di questi solo 35 hanno scelto di mantenere il loro finanziamento in Germania: 10 hanno deciso di lasciare l’università tedesca in cui lavoravano e trasferirsi altrove.

Lo stesso è accaduto a 12 vincitori italiani su 37: anche questi hanno deciso di utilizzare il finanziamento altrove.

La «fuga dei cervelli» continua ad essere un problema, almeno in alcuni Paesi europei fra cui l’Italia.

Una buona notizia per l’Italia proviene dai settori in cui fanno ricerca i 25 vincitori che hanno fatto domanda da università italiane: 12 in matematica, fisica e ingegneria, 9 in scienze della vita e due in economia e scienze sociali, più due ricercatori non italiani che hanno deciso di trasferirsi nel nostro Paese.

Cifre che confermano che i settori in cui l’Italia eccelle sono quelli cosiddetti Stem (discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche).

La conclusione è che in Italia non mancano brave ricercatrici e bravi ricercatori, soprattutto nelle discipline più importanti per la ricerca di base.

Le nostre università li sanno evidentemente formare, ma il Paese non è sufficientemente attrattivo per i migliori, che troppo spesso decidono di emigrare.

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