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Super Mario non dice che sono spariti gli operai | L’intervento di Roberto Sommella, direttore di MF-Milano Finanza

Mario Draghi nel suo ponderoso rapporto sulla competitività, 400 pagine che battono quello pur non esile di Enrico Letta, ha colto perfettamente la drammaticità del momento europeo: non si possono fare riforme per evitare il declino rispetto a Cina e Usa senza un bilancio federato, catene interne di approvvigionamento, 800 miliardi l’anno di investimenti finanziati col debito comune, uso del risparmio.

In palio c’è la sopravvivenza dell’Unione e in fondo della commissione presieduta da Ursula von der Leyen“.

Lo sostiene il direttore di Milano Finanza Roberto Sommella in un suo editoriale.

“Ma nel dossier, che indica anche alcune ricette per migliorare l’assetto industriale del continente quali l’abbassamento del divario nell’innovazione e dei costi energetici, un maggiore pragmatismo, l’aumento della sicurezza, il mercato unico dei capitali, sono sparite le persone e soprattutto gli operai.

Due numeri, non presenti nel rapporto Draghi spiegano drasticamente la crisi dell’auto che attanaglia l’Europa e sfocia a Torino con effetti dirompenti: 40.000 e 1.800.

Il primo numero è l’entità dei partecipanti alla marcia dei colletti bianchi della Fiat nel 1980, mobilitazione clamorosa che segnò una nuova era dei rapporti sindacali dentro la fabbrica in un’Italia ancora fiaccata dal terrorismo delle Brigate Rosse.

La seconda cifra fa ancora più impressione se comparata con la prima, perché è l’attuale forza lavoro a Mirafiori nel reparto carrozzeria, che produce la Fiat 500 elettrica.

Avete letto bene: 1.800, una media impresa.

Un tema al centro dell’incontro che ieri la segretaria del Pd Elly Schlein ha avuto proprio nel capoluogo piemontese con la Fiom e che non può sfuggire alla premier Giorgia Meloni né al presidente di Confindustria Emanuele Orsini tra una crociera e un’assemblea.

La crisi dell’auto, che Draghi propone di superare usando anche gli altri carburanti meno inquinanti della benzina, non colpisce solo Stellantis.

In Germania la Volkswagen ha annunciato di avere sovracapacità produttiva per mezzo milione di auto in più, lo stesso numero che si è perso in Italia nel numero delle vendite di autovetture.

La cosa più impressionante, di fronte a questa catastrofe industriale, è che la nuova Commissione Ue non si preoccupi affatto degli effetti della fine del motore termico e dei milioni di disoccupati che provocherà, come se si trattasse di una direttiva sui tappi delle bottiglie.

Ursula von der Leyen, tedesca di Germania, non ha che un compito, anche se non glielo chiede Draghi: spostare il termine del 2035 come fine delle produzioni di auto non elettriche.

I venti nella ex Ddr, dove ha vinto la formazione neo nazista Afd, dovrebbero essere arrivati anche a Bruxelles.

E possono solo aumentare con queste politiche” conclude Sommella.

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