Ormai siamo entrati nella politica dei colpi di scena, come osserva Paolo Pombeni sul Messaggero, ma quello che è arrivato ieri sera nella fascia oraria dei TG ha davvero superato ogni aspettativa: Trump ha annunciato la sospensione per 90 giorni di tutto l’armamentario dei dazi reciproci, esclusi quelli con la Cina.
Le ragioni di questa mossa sono, come spesso accade con il Presidente, misteriose, ma ciò che è certo è che si tratta di un rinvio della guerra commerciale a tutto campo, a meno di nuove sorprese, sempre possibili considerando il personaggio in questione.
Una spiegazione semplice potrebbe essere quella di una retromarcia dettata dall’opposizione del mondo economico, ma questa lettura da sola non basta a giustificare il cambiamento di rotta.
La rinuncia allo scontro è stata, come spesso accade, presentata ai suoi elettori con la tipica logica del bullismo: “ho messo paura a tutti e adesso tutti corrono a baciarmi il c…” (usando proprio il termine volgare).
Il messaggio sottinteso è chiaro: non preoccupatevi, il Presidente ha a cuore il vostro potere d’acquisto per i consumi di qualità che importiamo, ma questa rassicurazione non si applica ai prodotti cinesi, per cui la sua scarsa simpatia per il “pericolo giallo” continua a rimanere un argomento che può suscitare emozioni forti negli elettori e nei timori di aziende non pronte a sostenere la concorrenza cinese.
Detto ciò, è possibile che dietro questa mossa ci sia anche una valutazione delle difficoltà in politica internazionale.
Gli annunci roboanti che promettevano risoluzioni rapide delle principali crisi in corso sono stati prontamente smentiti dai fatti: sia in Ucraina che a Gaza, la situazione resta congelata come prima dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca.
È possibile che lui e i suoi consiglieri diplomatici e militari abbiano realizzato che, con l’incertezza internazionale crescente e il confronto acceso con la Cina, non fosse conveniente alienarsi gli alleati storici, come i paesi europei, il Giappone e la Corea del Sud.
Ora, toccherà agli europei fare le mosse giuste in risposta alle iniziative della Casa Bianca.








