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Spese militari, il sentiero stretto | L’analisi di Ferruccio de Bortoli

Giorgia Meloni – commenta sul Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli – deve ringraziare le (una volta odiate) regole europee perché le consentono di aderire trumpianamente al riarmo senza inquietare più di tanto il proprio alleato «pacifista», ovvero la Lega.

Con tempi più lunghi degli altri. L’Italia è sotto procedura d’infrazione. Non ha invocato la clausola di salvaguardia, come hanno fatto già altri Paesi membri, per scorporare dal deficit alcune spese, soprattutto militari.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è giustamente prudente e presidia l’attuale percorso virtuoso delle finanze pubbliche, premiato dalle agenzie di rating.

Il problema si porrà dunque, a procedura esaurita, soprattutto nel 2027, anno peraltro elettorale.

La verifica dei solenni impegni dell’Aia si farà nel 2029 quando forse, come è accaduto per il precedente accordo di arrivare al 2%, si constaterà che non tutti ce l’avranno fatta.

Ma sarà un altro mondo, speriamo non peggiore di questo.

Il sentiero italiano è stretto ma non strettissimo.

Sulla carta gli impegni per il riarmo sono giganteschi. Equivalgono di fatto a un Pnrr militare aggiuntivo.

Saremo dunque capaci, eventualmente, di spenderli?

Una parte di questi investimenti, pari all’1,5% del Prodotto interno lordo, riguarderà non gli armamenti ma le infrastrutture strategiche (compreso il ponte sullo Stretto di Messina), in particolare quelle legate alla trasformazione digitale e alla cybersicurezza.

Gli strumenti a disposizione, il piano Rearm e i prestiti Safe, non bastano per mobilitare, come annunciato da Ursula von der Leyen, 800 miliardi nei prossimi quattro anni.

La Germania, con il suo obiettivo di investire fino a 500 miliardi, fa storia a sé avendo anche una maggiore capacità fiscale.

Un dibattito pubblico più approfondito è necessario.

Chi è contro il riarmo esprime una posizione legittima. Non è un nemico della Patria.

Vanno spiegate le ragioni della sicurezza nazionale che un governo responsabile non può sottacere, né dissimulare.

In un confronto aperto e sincero, si dovrebbe anche ammettere che difficilmente non si sacrificheranno investimenti di altra natura.

Si pagherà un prezzo, inevitabile. Escluderlo è una presa in giro.

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