Negli ultimi tempi si moltiplicano, soprattutto da questo lato delle Alpi, i confronti tra Francia e Italia.
Gli aspetti maggiormente evidenziati riguardano conti pubblici e affidabilità del debito: il nostro spread si è da qualche mese allineato a quello francese, la dinamica prospettica del più elevato debito italiano appare migliore, si è avuta una rivalutazione del rating dei titoli del tesoro contro un abbassamento degli OAT francesi.
C’è, tuttavia, un aspetto non finanziario, ma reale, di questa convergenza transalpina che è stato trascurato. Il Pil pro capite italiano – misurato come si deve, cioè in parità di poteri d’acquisto – si è riportato (dal 2022) al livello francese, posizione relativa in cui più o meno si trovava nel 2008, ossia alla vigilia della prolungata caduta coincidente con la crisi finanziaria e la successiva crisi del debito.
Il benessere medio degli italiani è quindi nuovamente pari a quello dei francesi, come 17 anni fa. Può sorprendere, forse non ce ne siamo nemmeno accorti, ma è così.
La domanda è se vi sono meriti nostri o demeriti loro in tale convergenza. Probabilmente entrambi.
Sul fronte micro negli ultimi dieci anni si sia avuta una graduale crescita dimensionale delle imprese italiane (in particolare nella manifattura e nel commercio), a fronte di un processo opposto di quelle francesi, al punto che il numero medio di occupati per impresa è ora (dati 2023) uguale nei due Paesi (quattro addetti per impresa nell’intera economia).
La situazione era molto diversa 10-15 anni fa. Si può dire che la Francia si è come italianizzata. È un processo che ha avuto un’incidenza, con un riscontro nelle dinamiche relative di produttività, più sfavorevoli negli ultimi anni alla Francia rispetto a quelle, pur deboli, dell’Italia.
Le indicazioni sono più chiare sul fronte macro. Il recupero del Pil pro capite italiano rispetto a quello francese si è interamente realizzato dopo la pandemia: nel 2019 l’Italia era ancora sotto di un 10%.
In tal caso, la spiegazione è evidente. Siamo cresciuti di più anche in virtù di politiche fiscali particolarmente espansive (si vedano in proposito le recenti stime di impatto di Banca d’Italia e Upb) che hanno concorso in modo determinante a recuperare la perdita di reddito del Paese.
È stata una politica transitoria in una fase specifica, della quale manca ancora una valutazione equilibrata. Il ritorno, a distanza di un quindicennio, al reddito pro capite dei francesi ne è stato uno dei prodotti.