Maurizio Molinari su Repubblica si sofferma sui rapporti Usa-Ue alla prova del premier spagnolo Sànchez: La fine della guerra a Gaza e l’offensiva sui dazi contro la Cina – osserva l’editorialista – descrivono i contorni di un rafforzamento internazionale del presidente Donald Trump che aiuta a comprendere la scelta di aprire un fronte con il leader europeo a lui più ostile, lo spagnolo Pedro Sánchez, minacciandolo di ‘punizioni commerciali’ per l’opposizione alla scelta della Nato di aumentare la spesa militare.
Il punto è che proprio quell’intesa sulla spesa militare si era però rivelata nelle settimane seguenti, sul piano politico, la premessa dell’accordo sui dazi Usa-Ue siglato tra Trump e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dopo l’incontro in Scozia.
Da quel momento, per effetto della convergenza su difesa e commercio, è iniziato un riavvicinamento progressivo delle posizioni fra alleati europei e Washington.
Ma Sánchez ha tenuto la Spagna lontana da questo riavvicinamento euroamericano e oggi Madrid è il fanalino di coda della spesa sulla difesa — passata dall’1,3 al 2 per cento — nonché il partner che più ha ostacolato la mediazione di Trump in Medio Oriente, sposando l’accusa del ‘genocidio’ contro Israele e varando un embargo di armi contro il governo di Gerusalemme solo pochi giorni prima della sigla del cessate il fuoco nella Striscia.
Tale eccezione ha trasformato Sánchez nel tallone d’Achille della Nato innescando tensioni in crescita con Washington.
Ma il nodo spagnolo che Trump pone alla Ue è soprattutto politico.
Nel momento in cui gli Stati Uniti mettono assieme una vasta coalizione internazionale per la ricostruzione di Gaza, puntano all’estensione degli Accordi di Abramo dall’Arabia Saudita all’Indonesia, disegnano un braccio di ferro globale contro il rivale di Pechino e pensano di fornire i missili Tomahawk all’Ucraina contro Mosca, è impellente ricomporre le lacerazioni euroatlantiche incominciando da chi, come Sánchez, ne è stato il più acceso interprete.
Questo è il motivo per cui i partner Ue più vicini a Trump sono il cancelliere tedesco Merz e la premier italiana Meloni.
Insomma – conclude – Trump sottopone i rapporti Usa-Ue a un test spagnolo: far rientrare il dissenso di Sánchez può aiutare a rafforzare la coesione euroamericana davanti alle sfide che incombono”.