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Sfumate le certezze, servono le scelte | L’analisi di Danilo Taino

Viviamo una fase di sconvolgimenti di grande rilievo, afferma sul Corriere della Sera Danilo Taino. Tutto, sul pianeta, è in movimento, senza più una forza ordinatrice. Gli autocrati si sentono liberi di osare, i governi e le opinioni pubbliche delle democrazie sono confusi.

Dal Sud Africa all’India, dal Medio Oriente alla Cina e Taiwan, dall’Ucraina all’Unione Europea e soprattutto agli Stati Uniti, un sommovimento globale ha fatto saltare le certezze passate e i punti di riferimento su cui si fondava l’ordine del mondo.

In particolare, il diritto internazionale ha subito un durissimo colpo con l’invasione russa dell’Ucraina, a maggior ragione se ciò porterà vantaggi a Mosca; e la trasformazione degli Stati Uniti da potenza che garantiva l’ordine internazionale in potenza revisionista dello stesso suo ordine, al pari della Russia e della Cina.

L’Europa sta reagendo al crollo del sistema che le ha garantito ottant’anni di democrazia e di crescita economica. È però presto per dire trionfalmente che si è svegliata e sa realisticamente cosa fare.

Lo sviluppo più positivo, secondo Taino, è il tentativo della Germania di assumere nella UE una leadership non più riluttante ma esplicita, sotto la guida del cancelliere in pectore Friedrich Merz, ma il problema dei problemi, forse, è l’incapacità dei governi di parlare alle rispettive opinioni pubbliche.

I sondaggi dicono che un numero crescente di elettori non vede come è improvvisamente cambiato il mondo, quali sono i rischi per la democrazia, come può peggiorare la qualità della vita. Comprensibilmente, non amano le armi, non vorrebbero soldati in guerra e nemmeno vedere ridotto il Welfare State.

Una leadership, se ci sarà, dovrà chiarire alle opinioni pubbliche cosa sta succedendo ma anche dare prospettive non solo militari: al fianco di una strategia per la Sicurezza, servirà quel rilancio dell’economia europea attraverso le riforme di cui ha parlato, ancora martedì scorso, Mario Draghi.

Due percorsi paralleli: prepararsi al peggio ma anche progettare il meglio, un’Europa aperta e dinamica.

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