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Corrado Sforza Fogliani (presidente Centro studi Confedilizia): «Riforma del catasto: patrimoniale sì o patrimoniale no?»

La riforma del catasto continua a far discutere. Il problema centrale, secondo quanto evidenziato da Corrado Sforza Fogliani, presidente del Centro studi della Confedilizia, sembrerebbe essere la questione patrimoniale.  «Il Governo dice naturalmente che non la metterà, e ha ragione: c’è già infatti, non occorre metterla, se del caso si tenta solo di aumentarla».

«Il gettito dei tributi gravanti sul comparto immobiliare ascende oggi a 51 miliardi l’anno» spiega. «Una somma che si è raddoppiata di punto in bianco e al cui aumento ha dato un colpo importante il Governo Monti, 10 anni fa Il gioco è, anch’esso, ben conosciuto e già ripetutamente propalato: scovare gli immobili “nascosti”, procedere a un “corretto classamento”, scoprire i terreni edificabili risultanti al Catasto agricoli».

«Tutte storie che fanno solo sorridere, i competenti. Se questi fossero i veri motivi della sceneggiata catastale in corso di questi tempi, ci sarebbero molteplici strumenti nella nostra legislazione già ben presenti, per rivedere il classamento così come i quadri di classificazione e così via. Già, un Catasto patrimoniale è in sé, a fini tributari senza senso e di per sé, sempre surrettiziamente espropriativo».

«Oggi, pur di far cassa, siamo tornati indietro di quasi 200 anni: Draghi conferma e potenzia il sistema patrimoniale, dicendo comunque che i nuovi estimi partiranno solo fra 5 anni. Certo, prima di allora il nuovo Catasto non sarà pronto. È la prova stessa» aggiunge Sforza Fogliani «che il Catasto che si prepara è un Catasto che aumenterà le imposte. Se no, parliamoci chiaro, perché dovrebbero rifarlo? E perché patrimoniale? Perché se fosse reddituale, oltre che giusto sarebbe anche tale da non comportare l’assunzione clientelare di nuovi dipendenti dell’Agenzia delle entrate per fare il nuovo Catasto».

«Infatti, basterebbe che i proprietari di immobili fossero tenuti a dichiarare il loro reddito, sotto comminatoria di sanzioni penali. Il valore di un bene, invero, è sempre opinabile e si può quindi farlo stabilire, alla bella e meglio, da un algoritmo, magari anche non rendendo nota la formula di questo strumento. Se davvero l’attuale valore catastale è di gran lunga inferiore al valore di mercato, il Fisco ha un modo semplicissimo per dimostrare di aver ragione: si impegni ad acquistare gli immobili al valore che sarà stabilito nel nuovo Catasto. Non lo farà mai», conclude.

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