Il 58,1% degli italiani, quasi sei persone su dieci con più di 14 anni, è preoccupato per i cambiamenti climatici. Un dato stabile rispetto al 2023, come riporta Istat, vicino a quello di chi teme i problemi legati all’inquinamento dell’aria, ossia il 51,9% della popolazione (+2 punti percentuali).
Meno preoccupanti risultano essere lo smaltimento e la produzione di rifiuti (38,1%), l’inquinamento delle acque (37,9%) e l’effetto serra e il buco nell’ozono (32,6%). Solo una persona su dieci include l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente.
Nel 2024 aumenta la quota di coloro che sono preoccupati per il dissesto idrogeologico: si tratta del 28,5% della popolazione contro il 26,5% del 2023.
“Le conseguenze degli eventi estremi, che hanno colpito l’Italia anche nel 2024, in primis l’Emilia Romagna e altre regioni del Nord, sono alla base dell’aumento dei livelli di preoccupazione per questo indicatore”, spiega l’Istituto, “così come avvenne nel 2023 a seguito delle frane e delle alluvioni nelle Marche e in Toscana. Nel 2024 si riscontra un aumento sul 2023 pari a 8,7 punti percentuali in Emilia Romagna e di 4 punti nelle regioni del Nord nel complesso”.
I cittadini si dimostrano anche attenti alla conservazione delle risorse naturali: nel 2024, la quota di coloro che fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia è del 71,4% (in lieve calo rispetto al 2023), mentre il 68,8% è stato attento a non sprecare l’acqua (contro il 69,8% dell’anno precedente).
Nel Mezzogiorno si è più propensi ad acquistare prodotti a chilometro zero (29,9%). Al Nord si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (51,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (20,2%).
La preoccupazione per l’effetto serra è in calo rispetto al 1998, quando coinvolgeva quasi il 60% delle persone. E in quello stesso anno la paura per i cambiamenti climatici si fermava al 36% delle persone. Valutando nell’insieme i problemi dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici, comunque, emerge che l’attenzione della popolazione per la crisi ambientale aumenta in misura decisa a partire dal 2019 (69,2% di cittadini preoccupati), anno in cui si diffuse il movimento di protesta studentesco ispirato ai “Fridays For Future”.
L’inquinamento dell’aria rappresenta, invece, una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre 20 anni. Nel 2024 tale preoccupazione segna un aumento di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
“L’attenzione verso comportamenti ecocompatibili sembrerebbe non essere caratteristica specifica dei giovani”, aggiunge Istat. Nel 2024 si registrano oltre 20 punti percentuali di differenza tra gli over 55enni e i giovani sotto i 24 anni nel non sprecare l’acqua (il 52,5% delle persone tra i 14 e i 24 anni rispetto al 74,7% degli over 55) e ancor più nel non sprecare energia (il 51,6% degli under 24enni rispetto al 77,4% degli over 55). Gli under 24 si confermano più propensi all’uso di mezzi di trasporto alternativi a quelli privati: li sceglie abitualmente il 29,0% contro il 17,3% degli over 55enni.
Le donne sono mediamente più attente a mantenere comportamenti ecocompatibili. Le differenze più evidenti si colgono soprattutto rispetto ai comportamenti consapevoli di acquisto: circa 11 punti percentuali di differenza nel leggere abitualmente le etichette degli ingredienti (41,6% delle donne rispetto al 30,8% degli uomini). Le donne inoltre sono in media più accorte a non sprecare acqua (71,5% contro il 65,9% degli uomini) ed energia (73,6% rispetto al 68,9%).
E anche un più elevato titolo di studio comporta un evidente effetto positivo sulla propensione ad avere comportamenti ecocompatibili: tra i laureati e chi ha la licenza media vi sono 20 punti percentuali di differenza nell’abitudine a leggere le etichette dei prodotti e oltre 21 punti per i comportamenti di guida rumorosi.








