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Se le proposte di Draghi restano inascoltate l’Europa rischia grosso | Lo scenario di Angelo De Mattia

Da un lato la lettera alla Commissione Ue dei quattro banchieri centrali Fabio Panetta, Joachim Nagel, François Villeroy de Galhau e José Luis Escrivà, all’altro l’intervento di Mario Draghi nell’Europarlamento.

I primi chiedono una revisione della normativa europea riguardante le banche che livelli il campo di gioco con le altre grandi giurisdizioni.

Draghi, esponendo i principali contenuti della sua nota studio sulla competitività, riassunti nella bussola europea, chiede che l’Unione sia capace di agire come se fosse un solo Stato e smetta di dire no – sulla base delle posizioni dei singoli partner che di volta in volta si dividono tra favorevoli e contrari – all’introduzione di forme di debito comune, del Mercato unico, dell’Unione dei mercati dei capitali e, dunque, alla costituzione di risorse per 700-800 miliardi annui per rilanciare l’intera area.

Per non parlare della necessità di affrontare finalmente il problema del diritto di veto.

Nel primo caso, si potrebbe dire che stiamo nel micro, ma non certo poco importante, eppure si incontrano ostacoli: basti solo ricordare che un’analoga richiesta, partendo da Basilea 3+, è stata avanzata a ottobre dai direttori generali del Tesoro di Germania, Francia e Italia – come ieri è stato rammentato su queste colonne – e finora non si sono registrate convincenti reazioni.

Se si è ben capito considerando l’aggettivo usato, olistico, i governatori vogliono un intervento riformatore intero, che riguardi tutta (come si ricava dall’italianizzazione del termine del greco antico) l’impostazione della normativa in questione, con il principale obiettivo di non svantaggiare, come accennato, gli istituti europei rispetto a quelli di altre giurisdizioni.

È immaginabile che i predetti esponenti dispongano di articolate proposte che motivino la necessità dell’olismo.

Frequentemente su queste pagine abbiamo sostenuto la necessità di una profonda rivisitazione dell’assetto normativo europeo primario e secondario alla luce di criteri di deflazione, snellezza, sussidiarietà, proporzionalità, ragionevolezza e dell’esigenza di legiferare risistemando le norme in Testi Unici, aderendo così alla proposta del presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Ma quest’opera non può non riguardare anche l’assetto istituzionale e, in particolare, quello delle authority bancarie, finanziarie, assicurative, previdenziali, domestiche ed europee: un settore fondamentale nel quale occorre mettere ordine anche con processi di aggregazione che, però, anch’essi, rispondano a una visione olistica.

In questo campo – sia detto cogliendo l’occasione – vi è da agire pure a livello nazionale per un necessario chiarimento, che purtroppo continua a tardare, sulla progettata piena aggregazione dell’Ivass con Banca d’Italia, a proposito della quale sarebbero state date indicazioni e formulate previsioni poi seccamente smentite dai fatti.

Fare chiarezza al riguardo non è un volere Bankitalia in un talk-show, ma una doverosa risposta istituzionale per l’opinione pubblica e, non certo per ultimo, per i dipendenti dell’Ivass i quali hanno indetto un’azione di sciopero per il 24 febbraio prossimo.

Tornando alla normativa europea, si incrociano le accennate proposte di più alto livello presentate da Draghi, affrontando seriamente le quali – e aggiungendovi il completamento dell’Unione Bancaria fin qui attuata solo per un terzo – si creerebbero le basi per rendere inevitabile una conseguente profonda revisione normativa.

Il successo riscosso dall’ex presidente della Bce non può fermarsi più alle sole parole di condivisione.

I rischi additati dell’isolamento dell’Unione e della perdita di un ruolo all’altezza della storia sono evidenti.

Già si parla, di fronte alle sfide dell’Amministrazione Trump, all’evoluzione delle due guerre, alla deglobalizzazione e alle diverse transizioni, della necessità di rifondare l’Unione, anche se ciò può apparire eccessivo.

Le revisioni micro ovviamente non contrastano con le macro. Una loro combinazione sarebbe l’optimum.

Anche per il ruolo svolto finora le proposte di Draghi possono diventare un test importante: se si riuscirà a farle avanzare, staremmo sulla via della ripresa; diversamente, il ripiegamento sarebbe ancora più pericoloso di quello in atto.

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