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[Lo scenario] Esther George (presidente Fed Kansas City): «Per ridurre l’inflazione serve la recessione»

Secondo il presidente della Fed di Kansas City, Esther George, l’inflazione rischia di radicarsi nell’economia a causa di un mercato del lavoro surriscaldato e questo renderà sempre più difficile per la Federal Reserve ridurre l’indice dei prezzi al consumo senza una recessione. «Ho davanti a me un mercato del lavoro così rigido che non so come si possa continuare a far scendere il livello di inflazione senza un vero e proprio rallentamento e forse anche una contrazione dell’economia», ha puntualizzato George.

«Nei miei 40 anni di lavoro alla Fed non ho mai visto un periodo di questo tipo di inasprimento che non abbia avuto esiti dolorosi», ha proseguito il numero uno della Fed di Kansas City. La Banca centrale americana combatte l’inflazione rallentando l’economia attraverso condizioni finanziarie più rigide, come l’aumento dei costi di prestito, che possono frenare la domanda. La pandemia e l’interruzione delle catene di approvvigionamento hanno contribuito in modo determinante all’impennata iniziale della pressione sui prezzi lo scorso anno, ha dichiarato George.

Ma la capacità dell’economia di fornire lavoratori e produrre beni e servizi – il cosiddetto lato dell’offerta dell’economia – è stata più lenta a guarire, il che ha mantenuto l’inflazione a livelli più alti più a lungo di quanto previsto. Il risultato è che la Fed dovrà continuare ad alzare i tassi di interesse, anche se ridurrà il ritmo degli aumenti nella riunione del 13-14 dicembre, come sostenuto da molti banchieri, tra cui George.

«Visto che non ci sarà aiuto dal lato dell’offerta, abbiamo molto lavoro da fare», ha dichiarato George. «Se penso all’inflazione di oggi, abbiamo invertito la rotta rispetto alle carenze della catena dell’offerta e della produzione. Ora si guarda davvero al lavoro come motore». George ha definito le recenti notizie sulla decelerazione dell’inflazione un buon inizio, perché hanno rivelato che i prezzi dei beni e dei servizi nei settori dell’economia sensibili ai tassi di interesse, come quello immobiliare, si stanno raffreddando.

Tuttavia, ha precisato che è molto prematuro prevedere quando la Fed smetterà di alzare i tassi, perché è preoccupata dalle forti pressioni sui prezzi nei settori dei servizi ad alta intensità di lavoro. Questi prezzi tendono ad essere più dinamici, ossia a rallentare poco o per nulla al di fuori di una recessione. Comunque sia, George si è espressa a favore di un rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi, in modo che la Banca centrale abbia più tempo per valutare come le sue politiche si ripercuotono sull’economia nel tempo. Allo stesso tempo, però, la banchiera ha suggerito che i tassi di interesse potrebbero dover salire a livelli più alti per rallentare l’economia.

Per George sarebbe sensato se la Fed rallentasse il ritmo degli aumenti dei tassi l’anno prossimo a un più tradizionale incremento di un quarto di punto percentuale. Ma la vera sfida per i banchieri è rappresentata dai pericoli di una fine prematura dei rialzi dei tassi. «Per me, la questione più importante per questa commissione, guardando al prossimo anno, è fare attenzione a non fermarsi troppo presto. Questa è stata la lezione degli anni ’70 e ’80, ovvero pensare “ora ce l’abbiamo fatta, possiamo fermarci”, per poi scoprire che l’inflazione riemerge in qualche modo».

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