Attraverso i «risultati di uno stress test di diversi scenari climatici (collegati ad azioni di più o meno incisive di mitigazione) sui mercati finanziari», la Bce ha preso posizione sui costi della transizione energetica. Lo spiega Pia Saraceno, l’amministratrice delegata di Ref.

«Le due categorie di rischio fisico (derivante dall’atteso aumento dei fenomeni climatici estremi) e della transizione (impatto negativo delle politiche su settori e imprese con elevate emissioni) sono speculari, rappresentano ambedue una fonte emergente di rischio sistemico in grado di destabilizzare le istituzioni e i mercati finanziari: ma quanto più si rinvia, tanto più i rischi aumentano; d’altro canto, politiche climatiche incisive potenzialmente aumentano i rischi della transizione», scrive su InPiù.net.

«Tre i pilastri su cui poggia l’esercizio: scenari climatici e macroeconomici in un arco di 30 anni; dataset con milioni di imprese in tutto il mondo e delle loro relazioni con il sistema bancario; modelli climate-specific che identificano i driver ed i canali di trasmissione per imprese e banche. Le metodologie devono essere ancora messe a punto e tutte le banche centrali sono al lavoro».

«La Bce non ha però dubbi: i costi della transizione nel breve/medio termine non sono comparabili con quelli dei danni di disastri prodotti da fenomeni sempre più estremi: se le politiche di mitigazione saranno insufficienti o troppi graduali. I mercati sono avvisati» conc. La Bce, anche se non verrà cambiato il suo mandato, dovrà trovare gli strumenti per far fronte ai rischi che si preannunciano ed il suo compito sarà tanto più arduo quanto più la distanza tra le dichiarazioni dei Governi e l’attuazione delle politiche si allarga».

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