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[L’intervento] Gabriele Bonfiglioli (imprenditore): «La coesione è l’arma segreta per uscire da questo incubo. Nella sociale come nelle imprese, il ruolo del singolo è determinante per la ripartenza del Paese»

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Nel corso di questa fase storica sentiamo spesso parlare di coesione e di unità, è allora legittimo che nasca un interrogativo: qual è il ruolo del singolo? Ovvero, quanto il contributo della persona può essere importante ed al tempo stesso determinante senza perderne l’unicità?

Può sembrare una questione meramente filosofica, ma in realtà, analizzandola bene, pone un tema molto concreto. Si tratta infatti di armonizzare i contributi senza perderne lo spirito originario ma riuscendo al contrario a creare il mix corretto.

È qualcosa a cui siamo chiamati spesso nella vita quotidiana.

Penso in particolare alla realtà industriale, a quanto sperimentiamo ogni giorno in Marzocchi Pompe nella gestione delle Risorse Umane.

Siamo chiamati a valorizzare i talenti, a coltivare le qualità dei singoli ma sempre in armonia con la mission aziendale e con i principi etici della Società.

Dobbiamo formare i nostri collaboratori, traendone il meglio, senza dimenticare il fine per cui operiamo.

Il tutto in un contesto che mai come negli ultimi anni è sempre in continua e frenetica evoluzione e che quindi richiede un grandissimo sforzo per rimodulare continuamente le modalità di questa integrazione tra le qualità dei singoli per il bene del gruppo.

Come spesso accade, la Storia è maestra di vita anche su questo argomento.

Il Secolo breve ci ha mostrato i fallimenti, in tutta la loro drammaticità, sia degli individualismi che dei collettivismi, a maggior ragione quando vengono portati agli estremi. Guardandoci indietro possiamo allora ancora una volta renderci conto di quanto l’equilibrio tra il bene della persona e quello della comunità in cui vive sia essenziale, o meglio ancora per entrambi assolutamente vitale.

Torniamo ai nostri tempi ed allarghiamo il concetto.

Nei contesti industriali è ampiamente diffuso il termine di filiera, esteso sempre più negli anni per intendere la collaborazione fra i vari elementi della catena produttiva.

Pensandoci bene, perché ciò funzioni bisogna proprio che ci sia coesione, cioè deve essere tutelato il bene della singola azienda nel rispetto di quello del cluster in cui opera.

Scendendo nel concreto, il grande player che sta a valle deve attingere alle competenze della realtà più piccola che sta a monte, nel rispetto delle peculiarità di quest’ultima.

D’altro canto, il fornitore deve beneficiare della massa critica degli ordinativi del cliente nel pieno rispetto delle esigenze, ad esempio tecniche e logistiche, di quest’ultimo. Solo con una mutua e dinamica collaborazione, infatti, si potrà creare il desiderato effetto win win.

Abbiamo visto quanto la coesione sia un fattore fondamentale in presenza di un gruppo: esso può essere tale solo nel momento in cui i singoli operano per il bene dello stesso, senza perdere la propria identità e la propria singolarità.

Concetto di straordinaria e fondamentale applicazione in questo preciso momento storico, così importante per il nostro Paese.

Dobbiamo uscire in fretta dall’incubo di questa pandemia e cogliere l’occasione per rilanciare la nostra economia, stagnante da molto, troppo tempo.

Dobbiamo affrontare in maniera efficace ed urgente temi la cui soluzione non è più procrastinabile. Solo per citare qualcuna delle “100 proposte per l’Italia” elaborate da questo Osservatorio dobbiamo potenziare la Sanità, dare nuovo vigore al settore industriale, rilanciare il Sud e fare grandi passi avanti in termini di tutela dell’ambiente e di digitalizzazione.

Riusciremo a farlo se e solo se sapremo mettere la nostra professionalità a beneficio del Paese senza dimenticare le nostre radici. Essere nati e cresciuti nella propria Regione sarà un plus e non un vincolo se si saprà mettere a disposizione la propria esperienza per il bene dell’Italia.

Il che significa essere da un lato convinti dei propri principi ma dall’altro sempre pronti ad uno sforzo di umiltà.

Perché, pensandoci bene, la coesione passa proprio dall’umiltà nel senso vero e pieno della parola.

Sappiamo che l’Europa gioca un ruolo chiave in questa fase storica, ma non dobbiamo commettere l’errore di pensare che esso si riduca ad un fattore economico – finanziario. Certo, il Recovery fund sarà uno strumento indispensabile per rilanciare il Vecchio Continente, ma potrà esserlo solo nel momento in cui le Nazioni coinvolte sapranno cogliere il messaggio che vi sta dietro. Deve essere l’occasione per aprire una nuova fase fatta di un amalgama di solidarietà e responsabilità.

Noi dovremo essere sempre orgogliosamente Italiani, ma consci che lo si può e lo si deve essere in un contesto europeo che possiamo far crescere e che allora ci farà crescere. Solamente se accetteremo, prima di tutto dentro di noi, di far parte di questo circolo virtuoso il momento di svolta tanto evocato, anche dal punto di vista sociale, si potrà finalmente realizzare.

È il momento di fare grandi cose, ma come sempre i grandi edifici sono fatti di tanti piccoli mattoni posati con sacrificio e dedizione da chi ha lavorato alla loro costruzione. Possiamo veramente riprendere a costruire, se ciascuno di noi saprà ogni giorno dare una parte di sé al proprio gruppo nell’ambiente in cui opera, nella consapevolezza di ricevere ancora e sempre di più. In sintesi, con un grande spirito di coesione.

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