Nell’era della globalizzazione l’Italia emerge come una tra le nazioni che più delle altre ha saputo incastonare nel proprio tessuto economico e culturale l’essenza di un turismo evoluto e sostenibile. Secondo Sergio Mattarella, “è l’aspirazione a essere italici, almeno per un po’, che muove tante persone di altri Paesi nei grandi numeri di flussi turistici verso la Penisola”. Con queste parole il presidente della Repubblica celebra l’aspirazione universale di immergersi nella cultura italiana propria degli uomini di ogni angolo della Terra.
Muovendo da queste premesse è di fondamentale importanza riconoscere il turismo non solo come un pilastro della nostra economia, ma come un motore di innovazione e sostenibilità. Nel 2023 il settore turistico ha avuto una ripresa senza precedenti, superando i livelli prepandemici e riaffermando il proprio ruolo cruciale per il benessere di milioni di nostri concittadini, apportando un contributo diretto del 9,5% al pil e un impatto ancora più ampio sull’occupazione e sui servizi correlati.
La rinascita è stata sostenuta da una visione che integra le ricchezze del patrimonio culturale e naturale con strategie di mercato all’avanguardia, rivolte particolarmente a una clientela internazionale di alto livello. Il concetto di sostenibilità ha trovato nuova vita nel turismo italiano, trasformando le sfide ambientali in opportunità di crescita. Le politiche di governo e le strategie aziendali ora enfatizzano un turismo green, che risponde alla crescente domanda di esperienze rispettose dell’ambiente e culturalmente autentiche.
La sostenibilità si traduce in pratica con la promozione di strutture ricettive ecocompatibili, la valorizzazione dei borghi meno noti e la destagionalizzazione dei flussi. Strategie che mirano a distribuire equamente i benefici del turismo lungo tutto l’arco dell’anno e su tutto il territorio nazionale. Ciò dimostra che è possibile interpretare la sfida per la salvaguardia dell’ambiente in modo non dogmatico, conciliando progresso, ricchezza e sostenibilità. L’organizzazione del G7 del turismo in Italia ha segnato un riconoscimento internazionale del ruolo del Paese come leader nel settore.
Tuttavia l’innovazione non può prescindere da un impegno concreto nella formazione e nella qualificazione del capitale umano, che rimane la risorsa più preziosa dell’industria turistica. La risorsa più preziosa del nostro turismo rimane il popolo italiano, custode del patrimonio culturale e naturale che rende unica l’esperienza di visitare il nostro Paese.
È proprio in questa chiave che bisogna sottolineare il ruolo fondamentale del Made in Italy all’interno di tale cambiamento. Il brand Italia, e quindi il Made in Italy, non è solo un marchio di qualità riconosciuto a livello globale. Può contribuire a dirigere il turismo verso percorsi più sostenibili e meno battuti, promuovendo località meno note che offrono esperienze autentiche e immersive, lontane dal turismo di massa. La strategia non solo può alleviare il problema dell’overtourism ma può anche valorizzare il tessuto socioeconomico delle piccole comunità, sostenendo l’artigianato locale e le tradizioni.
La cultura della vita lenta, radicata profondamente nella società italiana, è un altro pilastro del nuovo paradigma turistico. La vera essenza della Dolce Vita, un concetto che va promosso come espressione di un lusso sostenibile e responsabile. Questo fenomeno è ulteriormente supportato dalla crescente popolarità degli alloggi all’aria aperta e dalla convergenza tra viaggi d’affari e tempo libero, che insieme offrono nuove opportunità. Sollecitare e guidare il processo di trasformazione del turismo in un settore innovativo, sostenibile, generatore di ricchezza e benessere diffusi, è un compito irrinunciabile per le nostre istituzioni. Una sfida che è possibile vincere e che può porre l’Italia all’avanguardia in Europa e nel mondo.








