Il governo ha di fatto deciso che entro lunedì 10 gennaio tutti gli ordini di scuole riapriranno senza alcuna cautela. Il sociologo Luca Ricolfi si è detto stupito e incredulo per queste ultime scelte del governo Draghi. «Ero già stupito a fine ottobre, quando i primi chiari segnali di ripartenza dell’epidemia (incidenza e Rt) vennero ignorati dalle nostre autorità politiche e sanitarie», afferma. «Da allora non ho fatto che ristupirmi, perché né la scoperta di Omicron e della sua trasmissibilità, né i rischi connessi alle vacanze natalizie hanno condotto al varo di misure tempestive e incisive. Ma giovedì il mio stupore si è trasformato in incredulità», annota.
«Non me lo aspettavo», scrive su la Repubblica, ma «quando succede una cosa che non ti aspetti, la domanda da farsi non è “perché sbagliano?” ma “che cosa gli fa pensare di fare la cosa giusta?”». La sua risposta, a suo avviso, è che «la logica che guida la filosofia di “apertura a oltranza” poggi su una scelta di fondo, maturata e ribadita innumerevoli volte in questi mesi: lasciamo pure correre i contagi, tanto – grazie ai vaccini si muore poco e si va poco in ospedale». Questa scelta che Ricolfi definisce di «liberismo sanitario», paradossalmente, «è stata rafforzata e non indebolita dalla comparsa della variante Omicron, di cui si è preferito sottolineare la mitezza condizionale che l’estrema contagiosità».
E il sociologo si chiede: «Ma regge questo ragionamento? Sfortunatamente no», perché «la scommessa liberista è incompatibile con i dati su quattro punti fondamentali»: ovvero, «l’esperienza degli altri Paesi mostra che la vaccinazione di massa è necessaria ma non sufficiente a fermare il contagio. Noi discutiamo come se il nostro problema fossero i 5 milioni di maggiorenni non vaccinati, o i 2 milioni di ultra-cinquantenni non vaccinati ma i non vaccinati sono ben 11 milioni, di cui circa 3 non vaccinabili in assoluto» sostiene. «Oggi il problema principale non è che 5 milioni di adulti non si vogliono vaccinare, ma che 15 milioni di adulti non riescono a farlo».
Infine, «il calcolo secondo cui possiamo permetterci di lasciar correre il contagio perché la probabilità di ammalarsi gravemente è bassa, si scontra con l’aritmetica dell’epidemia: se la letalità si dimezza, ma i contagi quadruplicano». Conclude Ricolfi: «Qualsiasi cosa si pensi del perché siamo arrivati fin qui, è difficile non prendere atto che lasciar (ancora) correre il virus è un azzardo che non ha alcun supporto nei dati».
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