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Quella della Bce รจ una stretta inutile | Lo scenario

L’inflazione nell’Eurozona sta calando a ritmo sostenuto, mentre la crescita sta frenando in modo brusco.

La domanda perciรฒ รจ inevitabile: per quale motivo la Bce ha alzato i tassi di 25 punti base nella riunione del 14 settembre?

A distanza di alcuni giorni, se ne comprendono sempre meno le ragioni.

Dopo la riunione MF-Milano Finanza aveva parlato di “azzardo” sui tassi.

In seguito agli ultimi dati economici, la mossa di Francoforte sembra ancora piรน ingiustificata.

Con un’aggravante significativa: ora il rialzo dei tassi puรฒ pesare in modo non necessario sulla giร  debole economia europea.

Non รจ solo il pil a rischiare.

La stessa Bce si รจ esposta al pericolo di un errore come quello del 2011.

La mossa della presidente Christine Lagarde potrebbe essere ricordata come si fa oggi con quella del predecessore Jean-Claude Trichet.

L’ultimo azzardo della Bce รจ stato rilevante anche perchรฉ compiuto contro una parte del board che si รจ schierata per una pausa sui tassi in attesa di capire l’evoluzione dei dati.

Quest’ultimo รจ stato l’atteggiamento della Fed, che pure puรฒ contare sulla maggiore resistenza dell’economia americana.

Invece nell’Eurozona cโ€™รจ stata una forzatura sui tassi nell’ultima riunione.

Francoforte rischia di stare per mesi sulla graticola soprattutto se, come atteso dagli economisti, dovessero arrivare ulteriori notizie negative dall’economia e positive sull’inflazione.

L’ossessione dei falchi per l’inflazione รจ andata oltre il mandato Bce sulla stabilitร  dei prezzi, che deve certo essere realizzato, ma non al prezzo di strette inutili e pericolose.

Ha pesato con ogni probabilitร  la convinzione di alcuni governatori che la riunione del 14 settembre sarebbe stata l’ultima per alzare i tassi, considerando la discesa attesa dell’inflazione.

Un ragionamento perรฒ privo di logica: proprio il calo del carovita avrebbe dovuto fermare l’ulteriore restrizione.

Cosรฌ la Bce ha somministrato una medicina prima del necessario, con il rischio di peggiorare le condizioni del paziente.

L’ipotesi alternativa, cioรจ che Francoforte abbia alzato i tassi perchรฉ non si aspettava l’evoluzione dell’economia, sarebbe altrettanto grave: tutti gli analisti di mercato avevano anticipato la frenata del pil e del carovita.

Si parla tanto, forse troppo, degli errori di previsione della Bce per l’impennata dell’inflazione nel 2022, senza considerare che sono dipesi da un fattore imprevedibile, ovvero la guerra in Ucraina.

Perciรฒ allora tutti gli economisti, non solo quelli della banca centrale, sbagliarono le stime.

Adesso invece la Bce si muove contro le attese dei mercati, mettendo a rischio la credibilitร  piรน che in passato.

Gli ultimi dati sull’inflazione sono stati una buona notizia per l’Eurozona, ma non si conciliano con l’ultima decisione di Francoforte.

L’aumento dei prezzi รจ sceso in modo significativo, dal 5,2% di agosto al 4,3% di settembre.

Cosรฌ l’inflazione รจ tornata ai livelli di due anni fa, prima dell’invasione russa dell’Ucraina.

In questo periodo il carovita si รจ mosso in due fasi simmetriche che si possono rappresentare come un triangolo con due lati uguali (si veda il grafico a pagina 10).

Tra ottobre 2021 e ottobre 2022 l’inflazione รจ salita fino al picco del 10,6%.

Tra ottobre 2022 e settembre 2023 รจ calata fino a tornare allo stesso punto di due anni fa.

Cosa indica questo andamento?

L’inflazione sta scendendo esattamente alla stessa velocitร  con cui รจ aumentata.

In altri termini, รจ sempre piรน visibile che l’Eurozona รจ stata colpita da shock dell’offerta, in particolare sui prezzi dell’energia.

Diminuito l’impatto di gas e petrolio sui prezzi, รจ caduta anche l’inflazione.

La successione di pandemia e guerra ha prolungato nel tempo il fenomeno, ma non ne ha cambiato la natura.

Non a caso anche adesso l’unico rischio per l’inflazione deriva da un nuovo incremento dell’energia, mentre i salari crescono ma senza il pericolo di spirali con i prezzi.

Non cโ€™รจ alcun rischio inflazionario legato alla domanda che al contrario resta debole, al contrario di quanto avviene negli Stati Uniti.

I dati dell’Eurozona degli ultimi mesi smentiscono anche la presunta persistenza dell’inflazione core, quella cioรจ al netto di energia e cibo.

In realtร  questo valore riflette il dato complessivo (headline), soltanto con qualche mese di ritardo.

Insomma รจ l’esatto opposto di quanto ritenuto da alcuni governatori falchi secondo cui il valore core sarebbe un indice anticipatore del dato headline.

Una linea smentita dai numeri.

A settembre l’inflazione core รจ scesa al 4,5%.

Anche in questo caso il calo sta avvenendo con la stessa velocitร  della salita.

Dati piรน raffinati sull’inflazione di fondo, come per esempio quelli Pcci (Persistent and Common Component of Inflation), mostrano una discesa ancora piรน netta.

Ci si puรฒ chiedere quale sia stato il ruolo delle strette Bce in questi cali.

In realtร  l’impatto dei rialzi dei tassi inizia solo adesso a farsi sentire in modo forte, a causa dell’effetto ritardato della politica monetaria che arriva all’economia dopo 1-2 anni.

Le strette Bce sono state importanti per ancorare le aspettative di inflazione nel lungo termine.

Ma รจ anche vero che gran parte del calo del carovita รจ legato alla flessione dei prezzi dell’energia, non alle mosse della Bce.

Questo puรฒ diventare ora un problema.

I rialzi dei tassi si faranno sentire di piรน nei prossimi mesi, quando potrebbero non servire piรน.

L’impatto potrebbe perciรฒ danneggiare eccessivamente l’economia.

In tal senso sono arrivati segnali negativi dal credito bancario, che รจ il canale principale della trasmissione della politica monetaria.

Il calo dei prestiti alle imprese su tre mesi annualizzato รจ stato dell’11,2% in Italia ad agosto, del 4,4% in Spagna e dell’1,5% in Germania.

Su base annua, la flessione ha toccato in Italia il record storico (-6,4%) da quando la Bce fornisce i dati, cioรจ dal 2004.

La caduta in corso non รจ stata registrata neppure negli anni della crisi del debito sovrano.

Anche nell’intera Eurozona i prestiti alle imprese sono scesi su livelli che non si registravano dal 2015.

La Bce dice di essere “dipendente dai dati economici”.

Si puรฒ dubitare che questo sia avvenuto il 14 settembre.

Nelle recenti dichiarazioni di alcuni banchieri centrali si intravede peraltro la possibilitร  di nuovi errori.

Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, non ha escluso nuovi rialzi dei tassi e ha chiesto una riduzione veloce del bilancio della banca centrale.

I falchi puntano sull’aumento delle riserve obbligatorie e sulla riduzione dei reinvestimenti del piano pandemico Pepp, nonostante la Bce stia giร  riducendo il bilancio a una velocitร  maggiore delle altre banche centrali globali, come ha riconosciuto Lagarde.

I reinvestimenti flessibili del Pepp sono anche la prima linea di difesa contro gli spread ingiustificati tra Paesi.

Intervenire ancora su tassi e bilancio potrebbe perciรฒ innescare tensioni sui mercati di cui l’Eurozona non ha alcun bisogno, considerando il difficile contesto economico.

“Testare l’economia fino alla rottura (testing until it breaks) non รจ un modo sensato di calibrare la politica monetaria”, ha detto il governatore francese Franรงois Villeroy De Galhau, seguendo una linea indicata da tempo dal membro del board Bce Fabio Panetta, dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dallo spagnolo Pablo Hernandez De Cos e dal portoghese Mario Centeno.

Ma sul fronte opposto i falchi proseguono la battaglia su tassi e bilancio.

“Vediamo ancora il rischio di tassi piรน alti per piรน tempo, anche se pensiamo che la stretta sia giร  superiore a quanto sarebbe necessario”, ha sottolineato BofA.

La Bce deve ora fare il possibile per scongiurare il rischio per l’Eurozona delineato nel titolo in inglese di un’analisi di Nomura: “Bye bye inflation, hello recession”.

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