“Da ora in poi, per «tenere gli americani dentro e i russi fuori», gli europei pagheranno molto, ma molto di più”.
Paolo Valentino sul Corriere della Sera commenta l’esito del vertice Nato dell’Aia e fa notare che “quelli che spenderanno più denaro, saranno proprio i tedeschi, con buona pace di Lord Ismay, il primo segretario generale della Nato, che riassumendo il vero scopo dell’alleanza, li vedeva destinati a essere «tenuti giù».”
“Mai tanti soldi sono stati promessi, almeno sulla carta, in così breve tempo dai leader della Nato, che si sono impegnati a stanziare il 5% del loro PIL per la difesa e la sicurezza al più tardi entro il 2035”.
“Nessun altro presidente americano prima di Donald Trump era riuscito a far danzare tutti insieme gli alleati al suono del suo piffero.
Hanno sicuramente ragione i capi di governo europei, da Friedrich Merz a Giorgia Meloni, a definire storico il vertice olandese.
Storiche sono le cifre scritte nel documento finale, anche se nel testo non mancano le ambiguità, come quella che consente alla Spagna di non impegnarsi oltre il 2%.
Una cosa è certa: il vertice dell’Aia segna una svolta.
Dopo le tre vite vissute dal 1949 a oggi — quella eroica della Guerra Fredda, quella incerta e smarrita del dopo Muro di Berlino e la rinascita catalizzata dalla guerra di Putin contro l’Ucraina — la Nato cambia ancora una volta pelle.
Ora gli europei – sottolinea l’editorialista – fosse pure con un po’ di finanza creativa, iniziano ad adattarsi alla progressiva diminuzione della presenza americana in Europa.
Detto altrimenti, almeno così dicono gli impegni scritti all’Aia, si fanno maggior carico della propria sicurezza, che in futuro dipenderà sempre più dalla loro capacità di riempire il più velocemente possibile i vuoti lasciati dal disimpegno degli Stati Uniti.
Tutto bene quel che finisce bene? Non esattamente.
Perché i superlativi dell’Aia alimentano un racconto punitivo e transattivo della difesa europea, mentre l’aumento dei bilanci per la difesa risponde a una necessità reale, quella di un mondo dove la sicurezza europea è minacciata in primo luogo dalla Russia neoimperialista di Putin.
Un pericolo che fra l’altro Trump fa finta di ignorare o quasi”.








