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Prove di forza | L’analisi di Danilo Taino

Il Donald Trump che vediamo questa settimana – commenta Danilo Taino sul Corriere della Sera – non è il Donald Trump di due settimane fa.

L’attacco americano ai siti nucleari iraniani racconta che il presidente non è solo bluff, grandi parole seguite da passi indietro.

Che piaccia o meno, ha preso una decisione che molti suoi predecessori avevano evocato ma poi lasciato cadere.

Stesso discorso vale per l’impegno preso dai Paesi europei a contribuire molto di più al funzionamento della Nato: altri presidenti americani lo chiedevano, con la sua brutalità Trump lo ha imposto.

Due eventi che cambiano la percezione dell’inquilino della Casa Bianca e dell’America di oggi (ieri è anche riuscito a fare passare al Senato americano il suo programma di bilancio, il Big Beautiful Bill, soltanto grazie al voto decisivo del suo vicepresidente JD Vance).

Come evolverà il ridisegno della mappa politica e militare del Medio Oriente è tutto da scoprire. Ci saranno le reazioni di Teheran.

Il primo risultato che il bombardamento dei B-2 ha prodotto, oltre ai danni alla produzione atomica iraniana, è però il ripristino della deterrenza americana nella regione e, in proiezione, nel mondo.

Era stata danneggiata dal ritiro disastroso dall’Afghanistan nell’agosto 2021, disimpegno che probabilmente ruppe gli indugi di Putin sull’invasione dell’Ucraina sei mesi dopo.

E come prenderà forma l’impegno dei Paesi Ue a dotarsi di una Difesa consistente è questione aperta: di certo le cancellerie ora sanno che la sicurezza dipende soprattutto da loro.

È che, nelle sue decisioni spesso sconcertanti, Trump non è solo Trump, è anche il presidente degli Stati Uniti, della superpotenza che quando si muove provoca conseguenze: positive o negative ma le provoca.

Non è bello constatare l’impossibilità di risolvere situazioni di grave crisi con la diplomazia.

Come non è bello sapere che per garantire la propria sicurezza occorre spendere il 5% del Pil.

I tempi nuovi sono però questi, forgiati da potenze aggressive.

La novità delle scorse due settimane è che gli Stati Uniti non si sono ritirati dal mondo, come era invece sembrato.

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