“Senza difesa non c’è sicurezza. Senza sicurezza non c’è libertà. E senza sicurezza e libertà non ci sono né benessere né prosperità”.
Claudio Cerasa sul Foglio cita “il passaggio più importante del discorso tenuto ieri alla Camera dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo” che, scrive il direttore, “è quello che si trova a metà dell’intervento, quando, dopo una serie di slalom per evitare di apparire troppo europeista agli occhi di Trump e troppo trumpiana agli occhi dell’Europa, Meloni arriva al punto e decide di sfidare il pacifista collettivo. Sia quello di sinistra, sia quello di destra. In un colpo solo, Meloni molla uno schiaffone ai nostalgici del putinismo della sua coalizione, ai pacifisti anti Nato dell’opposizione e a tutti coloro che di fronte al riarmo degli stati canaglia si occupano solo del riarmo difensivo dell’Europa. Al vertice della Nato che inizierà oggi all’Aia, dice, l’Italia confermerà l’impegno ‘ad arrivare al 3,5 per cento del pil in spese di difesa e all’1,5 per cento del pil in spese di sicurezza’”.
Nel j’accuse della premier contro il pacifista collettivo, vi sono altri elementi importanti.
Sull’Iran, Meloni invita tutti ad “abbandonare ambiguità e distinguo”.
“Lo fa – sottolinea Cerasa – pensando alla necessità di lavorare a livello europeo per spingere l’Iran a “evitare ritorsioni contro gli Stati Uniti e a cogliere l’opportunità di un accordo con Washington sul proprio programma nucleare”.
“E lo fa dicendo quello che il mondo progressista fatica a dire con chiarezza per paura di essere percepito come una forza filo Israele.
Prendere sul serio le minacce che puntano ai confini dell’Europa significa fare tutto il necessario per difendersi, dove difendersi significa investire tanto nella sicurezza dell’Italia quanto nella difesa dell’Europa.
E lo dice, Meloni, mettendo al centro dell’attenzione il prossimo fronte su cui l’Italia e l’Europa rischiano di mostrare la propria vulnerabilità: la Libia.
Difendere la sovranità dell’Italia scommettendo su un’Europa più forte, un riarmo più veloce e un apparato militare all’altezza delle sfide della contemporaneità.
Non è un’agenda di destra. È l’unica via possibile per difendere l’Italia non solo dagli stati canaglia ma anche da chi giocando con il pacifismo sogna di spingere l’Italia a sventolare la bandiera della resa al posto di quella della Nato”.








