Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Proiettati nel globale, consapevoli del locale: l’eredità della pandemia

Che cosa ci lascerà questa pandemia? Un’esperienza mai provata prima, un nemico terribile – il virus – combattuto sempre più efficacemente ma ancora da sconfiggere in maniera definitiva, e soprattutto una gelata economica che mette seriamente in discussione un sistema dove le già rilevanti fragilità del passato rischiano adesso di diventare letali a fronte di un calo generalizzato del redditi, di una minore solidità finanziaria, e della percezione di una precarietà diffusa. È quella che, in sintesi, si definisce una crisi senza precedenti.

Come la storia ci insegna, quando l’onda di una crisi è alta, e gonfia di quella potenza che sembra impossibile da arginare, due sono le soluzioni: fuggire il più lontano possibile per tentare di mettersi al riparo, oppure provare a cavalcarla quest’onda, cercando di capire che cosa porta con sé e dove ci può far arrivare.

 Fuor di metafora, questa crisi porta con sé alcuni cambiamenti che determineranno una società diversa da quella precedente. Non vogliamo dire, romanticamente, che sarà migliore, e neanche che sarà peggiore di prima. Ma di sicuro questa traumatica esperienza collettiva comporterà molte importanti trasformazioni. Alcune di queste riguardano la comunicazione e la nostra idea di “vicinato”. Faccio tre brevi riflessioni molto legate tra loro:

La riscoperta del concetto di prossimità

Divieti e restrizioni del lockdown hanno riportato in primo piano il quartiere e il concetto di prossimità: ciò che posso trovare vicino a casa è tornato ad avere un valore fondamentale. La vicinanza dei servizi e la rete delle relazioni di comunità sono risultate decisive per la soluzione dei problemi legati alla quotidianità.

Il salto culturale nelle competenze digitali

Numerosi cittadini sono stati costretti a compiere un autentico salto culturale sul piano delle competenze digitali. Salto che in molti casi ha coinciso con una vera e propria alfabetizzazione primaria. Dalla scuola al mondo del lavoro fino alla sfera degli affetti, i collegamenti in video hanno avuto un aumento esponenziale con un utilizzo diffuso delle varie piattaforme. Questo ha modificato la percezione rispetto a temi come lo smart working, l’home-schooling, la formazione a distanza, le call di lavoro e le call familiari. Questo ha anche determinato importanti cambiamenti nel rapporto con la tecnologia e i suoi strumenti: molti resistenti sono diventati resilienti; molti resilienti hanno dovuto improvvisarsi “guide” o “istruttori” per “i più indietro”, finendo con lo scoprire territori finora inesplorati.

La riscoperta dell’ecosistema locale

La percezione della comunità locale come ambiente in cui trovare i mezzi per rispondere a esigenze urgenti, ha fatto sì che il valore della conoscenza dei fatti iperlocali sia enormemente cresciuto nella considerazione generale. È successo anche nelle grandi città, oltre che in provincia dove in fondo è cosa più “normale”. Dunque, quello dell’informazione di prossimità non è più di un optional informativo da guardare magari con sufficienza, ma rappresenta piuttosto una nuova forma di consapevolezza: l’ecosistema locale in cui vivo influenza la mia vita e quella dei miei affetti.

Inoltre, si è finalmente capito che i social non possono fare supplenza a un servizio così fondamentale come l’informazione iperlocale: semmai, se ben utilizzati, ne possono amplificare la portata. Sapere con precisione quali farmacie nel quartiere hanno le mascherine giuste, oppure quali ristoranti fanno servizio a domicilio, non è più una curiosità tra le tante: è un’informazione che può cambiare la vita.

Proiettati nel globale, consapevoli del locale

Alla luce di queste considerazioni, il tema di fondo è quello di ripensare le città. E quindi, nel farlo, di ripensare i quartieri. L’informazione di prossimità, legata ai servizi e a tutto quanto abbiamo visto acquistare un valore decisivo in questo periodo, diventa una sfida che per i suoi possibili sviluppi ha un portato economico di assoluta rilevanza. Nell’era pre-Covid, la rivoluzione tecnologica, anziché farci vivere il nostro ecosistema di vicinato, ce lo ha fatto scavalcare e di conseguenza svalutare: compro su Amazon, partecipo a un evento online che magari si svolge a diecimila chilometri di distanza, ho la sensazione illusoria di essere nel mondo mentre il mondo reale, quello sotto la mia finestra, magari sta languendo e rischia di morire.

Poi però, quando esplode la pandemia, mi accorgo che ciò che può salvarmi è il vicinato con i suoi servizi, se ancora esiste: la farmacia, il negozio al dettaglio, il panettiere o la ferramenta. E non finisce qui: rispetto a ciò che succede in un raggio di pochi chilometri, ho bisogno di sapere il più possibile, perché improvvisamente il mio villaggio reale è quello. Ecco, forse è il momento di ripensare a un uso della tecnologia anche in chiave di prossimità: proiettati nel globale ma ben consapevoli del locale.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.