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Polonia: un voto spiazzante per tutti | L’analisi di Paolo Mieli

Sul Corriere della Sera Paolo Mieli commenta l’esito delle elezioni presidenziali polacche, vinte – sia pure per un soffio – dal candidato della destra, Karol Nawrocki, sul ben più europeista sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, uomo dell’élite prossima al primo ministro Donald Tusk. Nawrocki è un ex pugile dilettante, non estraneo — secondo siti a lui avversi — ad ambienti malavitosi e, in tempi lontani, persino al traffico di escort. Più recentemente si è appassionato di storia. Ancorché quarantaduenne, ha posizioni da ultras cattolico per quel che riguarda i diritti civili. E ha annunciato che da presidente della Repubblica le farà valere. Decisamente antipatizzante nei confronti dell’Europa, nelle ultime settimane ha ricevuto l’aperto sostegno di Donald Trump.

Quanto all’Ucraina, Nawrocki, nel corso della campagna elettorale, ha concesso molto alle manifestazioni di insofferenza popolare contro i rifugiati provenienti dal martoriato Paese (due milioni di persone). E ha dato gran peso alla scarsa disponibilità dei suoi connazionali di essere, in un futuro, arruolati come combattenti al fianco di Zelensky.

Del resto, la Polonia ha un’antica diffidenza, che potremmo definire ostilità, nei confronti dell’Ucraina. Ostilità che però non ha impedito alla Polonia di schierarsi al fianco di Kiev dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022. E che non si è mai trasformata in deferenza per la Russia, da Nawrocki definita tempo fa uno Stato «barbaro». Nel Paese è ancora viva la memoria del settembre 1939 quando nel giro di diciassette giorni la Polonia fu invasa per metà (un po’ più) dai nazisti tedeschi e per l’altra metà (un po’ meno) dai sovietici. Per essere successivamente devastata nel corso della Seconda guerra mondiale. E finire poi consegnata, per un quarantennio, ad un regime dittatoriale governato per interposto personale politico da Mosca.

Perciò, conclude Mieli, anche se si dà per scontato che Nawrocki si metterà di traverso a Tusk assai più di quanto già fece Duda e che, nella postura pubblica, cercherà in ogni modo di imitare Trump, perfino dai suoi avversari è considerato assai improbabile che segua poi le orme di Trump lungo sentieri che conducono a sotterranee intese con Putin.

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