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Pier Silvio Berlusconi promuove il Governo Meloni e punta a cambiare Forza Italia | L’analisi

C’è chi già scommette che lo farà a sei mesi dal voto. E chi invece magari lo spera davvero, ma pensa che non lo farà mai.

Scuote il torpore di una giornata senza voti alla Camera l’intervento di Pier Silvio Berlusconi. Che promuove Giorgia Meloni, “giovane, venuta dal nulla”, e che ha messo su “il migliore governo d’Europa”, ferma la corsa dello Ius Scholae come una non “priorità”, invita – per usare un eufemismo – Forza Italia ad aprirsi a “volti nuovi” e “non esclude” un futuro in politica.

Certo non subito, ma basta quel riferimento all’età della discesa in campo del padre Silvio“aveva 58 anni, io ne ho 56” – e un rapido calcolo della prossima scadenza elettorale per le politiche per far ripartire il tormentone.

A strettissimo giro l’unico a commentare è Matteo Salvini, che dalla Cina coglie subito la palla al balzo per benedire le parole dell’ad di Mediaset e per definire quella sulla cittadinanza una “partita chiusa”, cui semmai penserà “la sinistra fra trent’anni se vincerà”.

Nei capannelli a Montecitorio non si parla d’altro. E mentre si riflette, e si scherza, sul riferimento a uno dei colonnelli azzurri, Maurizio Gasparri, che è “bravissimo, però…”, arriva la risposta di Antonio Tajani che, di fatto, è l’unico degli azzurri a commentare le parole di Berlusconi Jr.

C’è perfetta sintonia, non ho mai detto che lo Ius Italiae sia una priorità, spiega a caldo il segretario di Fi, di cui Pier Silvio dice che “se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, ma non vuol dire che non si possa fare meglio”.

Tajani “è bravissimo, Dalla Chiesa è bravissima, Gasparri è bravissimo”, afferma alla presentazione dei palinsesti il capo di Mediaset. Salvo poi aggiungere appunto che servono “presenze nuove, idee nuove, lavoro nuovo”.

Un modo per “stimolare” Tajani, assicura, a “introdurre nella squadra del partito presenze nuove” perché “se si vuole crescere bisogna fare crescere i leader”.

Un lavoro, replica il ministro degli Esteri, che già si sta facendo da tempo, con le “porte” di Fi che sono “sempre spalancate”, ai tanti nuovi arrivi che si registrano tra le file “dei parlamentari e nei consigli regionali”, ma pure con il movimento giovanile, che da poco ha il suo nuovo leader in Simone Leoni.

Siamo contenti, si spinge a dire Tajani, se Pier Silvio dovesse optare per l’impegno in politica in prima linea (che alcuni, nei capannelli e a taccuini chiusi, stimano potrebbe portare a un raddoppio per Fi, fino al 20%), perché “con il nome che porta, se decide, quando deciderà, sarà sempre un fatto positivo”.

Tutti gli altri, salvo Rita Dalla Chiesa che ribadisce la sua “fiducia” nella famiglia Berlusconi, restano silenti. La linea del partito è “minimizzare”, ma gli effetti delle parole di Pier Silvio agitano i parlamentari, dietro le quinte.

Si racconta di un certo nervosismo di Tajani (che non traspare in pubblico) e invece dei sorrisetti soddisfatti di chi in questi mesi non ha condiviso alcune sue scelte, dalla strategia adottata per la proposta dello Ius Scholae alla gestione “centralizzata” del partito.

Dubbi, raccontano varie fonti della galassia azzurra, ne avrebbe anche Gianni Letta, per decenni braccio destro di Silvio Berlusconi, molto ascoltato dai figli, Pier Silvio ma anche Marina. Che, a detta del fratello, niente avrebbe a che vedere con le mosse sulla cittadinanza.

Pier Silvio l’ha definito “un colpetto”, ma per gli azzurri più critici verso il leader è “una botta pesantissima”. E pure per le opposizioni, che non mancano di sottolineare la “marcia indietro” sulle regole per rendere i figli di immigrati nuovi cittadini italiani.

Tajani è addirittura un “maggiordomo” per Matteo Renzi, che, piccato per le parole del secondogenito del Cavaliere nei suoi confronti – “è intelligente e bravo, ma ha perso credibilità elettorale e peso politico” – arriva ad annunciare il suo addio a Mondadori, con cui finora ha pubblicato i suoi libri.

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