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“Piccolo non รจ bello. L’alleanza tra imprese serve a superare le policrisi: guerre, crisi climatica e transizione ambientale. Ecco come” | Intervista a Mauro Lusetti, presidente Conad

Uno dei punti di osservazione migliori per capire lo Stato di salute del Paese รจ leggere i comportamenti di 11 milioni di famiglie che spingono il carrello della spesa dentro uno dei 3800 supermercati Conad. E la persona giusta a cui rivolgere domande รจ Mauro Lusetti, punto di riferimento del mondo cooperativo e presidente del gruppo Conad.

L’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia lo ha incontrato per un dialogo esclusivo dal quale emerge una foto nitida dello stato di salute delle famiglie e delle imprese italiane.

Il modello cooperativo imprenditoriale del gruppo Conad e i suoi 2000 soci per 3800 supermercati sono un punto di vista privilegiato per leggere il Paese reale. Presidente Mauro Lusetti, un anno fa eravamo alle prese con un picco inflattivo che pesava sul potere dโ€™acquisto delle famiglie. Oggi invece comโ€™รจ la situazione?

Faccio fatica a dare un giudizio qualitativo: migliore o peggiore. รˆ sicuramente un momento profondamente diverso. Il contesto nel quale abbiamo lavorato lo scorso anno era uno scenario di tassi molto alti. Quando c’รจ un’inflazione cosรฌ alta, le dinamiche tra chi produce, chi trasforma e chi distribuisce sono dinamiche che aumentano la conflittualitร , perchรฉ ognuno cerca di scaricare sul pezzo della filiera successivo gli aumenti dei costi delle materie prime o dell’energia, oppure dei tassi di interesse bancari. Questo ha generato tensione. Ha determinato volumi crescenti dal punto di vista del valore. Ma dal punto di vista della quantitร  abbiamo registrato una decrescita pari a un paio di punti in percentuale. Questa รจ lโ€™ereditร  che stiamo gestendo adesso. A testimonianza di due cose fondamentali: la prima รจ una grande difficoltร  del consumatore. Delle persone, della gente che si รจ vista erodere una parte del proprio potere dโ€™acquisto. La seconda รจ la difficoltร , che ormai riscontriamo da parecchio tempo, a far crescere i consumi interni. Mi riferisco ai beni alimentari, dellโ€™igiene della persona e della casa. Ormai sono anni che sono stabili, non si muovono e non crescono nonostante le politiche commerciali, nonostante le innovazioni di prodotto.

Quali sono gli elementi strategici piรน complessi della vostra filiera?

Sicuramente le materie prime, la logistica e poi il capitale umano. 3,5 prodotti su 10 che escono dai nostri negozi sono prodotti a marchio. Il 35% delle nostre vendite. L’andamento delle materie prime รจ uno degli elementi che osserviamo con maggiore attenzione perchรฉ nella relazione con i nostri partner industriali รจ uno dei temi cruciali che ci aiuta a gestire la filiera di produzione e a calmierare i prezzi per sostenere gli acquisti dei nostri clienti. Il secondo aspetto รจ di natura logistica e quindi dei trasporti. La movimentazione delle merci รจ un altro di quei costi che per noi รจ fondamentale. E su questo argomento l’aumento dei costi carburanti incide nella formazione del prezzo in maniera importante. Il terzo elemento sono le questioni che riguardano il costo del lavoro. E quindi le dinamiche salariali, i rinnovi dei contratti. Nel 2024, dopo due anni di carenza contrattuale, abbiamo rinnovato il contratto. E questo รจ un dato davvero nuovo e positivo.

E la geopolitica incide davvero sul carrello della spesa?

Certo, ad esempio la guerra in Ucraina e la guerra tra Israele e Hamas incidono in maniera importante. Accanto allโ€™evidente dramma e tragedia dal punto di vista umano, gli effetti collaterali dal punto di vista economico sono una difficoltร  nell’approvvigionamento di tutta una serie di materie prime che vedevano l’Ucraina uno dei paesi principali. Se a questo si aggiunge la difficoltร  ad attraversare il Golfo, il Canale di Suez, la situazione diventa ancora piรน complicata e difficile. Per non parlare dei cambiamenti climaticiโ€ฆ Veniamo da un periodo Pasquale dove la siccitร  ha determinato una carenza di prodotto, il cacao ad esempio.

Di fronte a questi problemi cosรฌ grandi viene da pensare che lโ€™Italia da sola puรฒ incidere davvero poco per superare queste difficoltร .

Cโ€™รจ bisogno di una Europa sempre meno burocratica e sempre piรน politica. Prima del Covid l’Europa sembrava un covo di burocrati insensibili. La tragedia del virus ha dimostrato che un’Europa unita fa la differenza. Oggi viviamo in una situazione dove altri elementi dovrebbero portare a dire che la UE si deve unire sempre di piรน.

Un esempio?

La Cina con gli aiuti di Stato sta invadendo i mercati europei con un surplus di produzione, non di scarpe e magliette, ma di tecnologia ad alto livello, pannelli solari, chip ed altro. Lโ€™America si difende con i dazi. E noi? Noi non possiamo continuare a essere quelli che non mettono dazi. Quelli che demonizzano gli aiuti di Stato, quelli che non hanno una politica industriale europea. Perchรฉ se ognuno di noi รจ lasciato a sรฉ stesso o pretende di avere delle autonomie che non servono a nulla, rischiamo brutte sorprese. Il nostro รจ un mercato indispensabile per le sovrapproduzioni cinesi, perchรฉ il loro mercato interno non tira piรน. Hanno una serie di problemi nuovi, un tempo avevano un tema di sovrappopolazione, oggi invece hanno una carenza di giovani anche loro. Quindi tutto ciรฒ che producono da qualche parte lo devono esportare. E il mercato di riferimento รจ il mercato europeo. 

In tutto questo cโ€™รจ una transizione ambientale da portare a compimento e le aziende si sentono lasciate sole.

Sono situazioni che vanno gestite non in maniera ideologica, ma cercando di tradurre il tema della transizione verso un mondo piรน pulito ed ecologico, in maniera estremamente pragmatica. E anche qui non ideologica.

Altrimenti le aziende rischiano di dover fronteggiare da sole cambiamenti epocali troppo repentini.

Certo occorre attrezzare le imprese ad assorbire tutti i contraccolpi e le contraddizioni che la transizione si porta dietro. E che possono avere degli effetti drammatici.

Un esempio concreto?

L’uso dei fitofarmaci nellโ€™agroalimentare: sono inquinanti e quindi hanno bisogno di essere superati, sostituiti. Le attuali tecnologie sostenibili riducono sicuramente gli inquinanti ma abbattono la produzione in modo eccessivo. Quindi non va bene, bisogna migliorare la tecnologia in fretta e salvare le produzioni. E nel frattempo consentire agli operatori di lavorare serenamente. Questi sono i problemi reali. Senza contare che in altre parti del mondo producono a dismisura e senza garanzie. Con lโ€™unico risultato che impoveriamo il nostro Paese. E le nostre filiere.

Davanti ad un mare cosรฌ periglioso essere nel sistema cooperativo aiuta?

Secondo noi sรฌ. Continuare a dire che piccolo รจ bello vuol dire prendere in giro la gente. Uno Stato piccolo sta male. Uno Stato piccolo, insieme ad altri piccoli in una grande Europa sta bene. Il singolo imprenditore, un singolo individuo da solo puรฒ smarrirsi in questa situazione dei fortissimi cambiamenti, alla estrema velocitร  dei cambiamenti. Mettersi insieme. Rispettando l’individualitร . รˆ questa la nostra formula. Credo che sia uno degli strumenti che consente all’umanitร , all’uomo di migliorare la propria condizione di vita. 

Forse anche un modello molto vicino alla nostra, alla cultura del Paese. Il modello cooperativo ha un rapporto molto stretto con le comunitร  e col territorio. Conosce cooperative che hanno delocalizzato? Rispondo io, no. Nella filiera agroalimentare grandi cooperative sono fatte da tanti piccoli e medi imprenditori che si sono messi insieme nella coltivazione, nella gestione dei terreni, nella trasformazione dei prodotti. Vino, latte, formaggi e tantissimo altro. Nell’agricoltura quasi la metร  della produzione e trasformazione del prodotto degli agroalimentari italiani รจ in forma cooperativa. E poi c’รจ la distribuzione. Tra Coop e Conad e altre forme aggregate in cooperativa rappresentiamo il 30% della quota di mercato. E siamo al servizio di undici milioni di famiglie. I nostri clienti.

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