“I dati che abbiamo” alla Bce “rendono altamente improbabile che i criteri per alzare i tassi si verificheranno quest’anno”: “l’inflazione non solo scenderà, ma si stabilizzerà sotto il nostro obiettivo nel 2023 e nel 2024. Quindi, i criteri per muovere i tassi al rialzo non ci sono. Questa resta la nostra opinione”.

Lo ha ribadito il capo economista della Bce, Philip Lane, in una intervista al Sole 24 Ore. Lane viene ripetutamente interpellato riguardo ad un caro vita che nell’area euro ha raggiunto il 5%, a fronte del target del “2% simmetrico” indicato dalla Bce. Il banchiere centrale si concentra sull’inflazione di fondo, quella depurata dalle componenti più volatili come energia e alimentari.

“Un movimento significativo nell’inflazione di fondo è improbabile senza un aumento importante dei salari”, dice. E “finora, i dati sui salari non indicano alcuna accelerazione forte”.

“Qui ci aspettiamo che l’inflazione non solo tornerà al livello dell’obiettivo ma scenderà sotto il target. Quindi la nostra reazione di politica monetaria è diversa” da Usa e Gb, dove le rispettive banche centrali hanno avviato manovre di progressivo inasprimento. Quanto al rialzo dei tassi e degli spread sui titoli di Stato italiani, “lo scorso dicembre il Consiglio direttivo ha deciso di terminare il Pepp a marzo e di usare il reinvestimento in una maniera flessibile, se necessario.

Ma per essere totalmente chiari, abbiamo anche ritenuto che fosse una buona idea ricordare in termini generali che il nostro mandato è la stabilità dei prezzi, e che in alcune circostanze – ha sottolineato Lane – per centrare il nostro mandato dobbiamo usare strumenti e programmi che possano essere flessibili per contrastare la frammentazione”.