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Per le case green serve un finanziamento della Bce a 25 anni all’1% fisso | Lo scenario

La direttiva europea sulle Case Green, che impone l’efficientamento energetico degli immobili esistenti, rappresenta “un tassello fondamentale verso la creazione di un’Europa orientata ai criteri Esg perché lancia una nuova era industriale che andrà a incidere sullo sviluppo di nuove tecniche e materiali oltre che nell’organizzazione dell’efficientamento energetico a livello planetario”.

E in un contesto in cui la sostenibilità e l’efficientamento energetico rappresentano due pilastri per il futuro abitativo del pianeta il testo, emanato e approvato il 12 aprile scorso dal Consiglio Ecofin, “prima ci si organizza e prima si è in grado di attivare il mercato”.

Anche se “per una reale chiusura del cerchio la Direttiva avrebbe potuto cogliere altre opportunità che il mercato sta naturalmente generando, come ad esempio i crediti di carbonio volontari”.

Questa la posizione espressa, in un colloquio con MF-Milano Finanza, da Alessandro Ponti, presidente di Harley&Dikkinson, gruppo attivo da oltre 20 anni sul mercato della valorizzazione degli edifici esistenti, coniugando il tema del recupero edilizio a quello della sostenibilità e supportando i privati in tutte le fasi dalla progettazione alla realizzazione degli interventi di riqualificazione, in compliance con l’evoluzione normativa e tecnologica del mercato.

Si parla sempre di quanto l’Italia sia indietro nella svolta green ma quanto davvero l’Europa fa meglio di noi?

In realtà non ritengo che siamo indietro.

Ma soprattutto in Italia si è evoluta una cultura del risparmio che ha inciso sulla nascita di nuove tecnologie, professionisti inclini a dialogare e unire le competenze non solo tecniche ma anche fiscali, finanziarie e organizzative.

Ci sono infatti oltre 100 mila tecnici in grado di fare integrazione, questo grazie agli incentivi dello Stato che hanno fatto lavorare insieme le diverse categorie e l’intera filiera.

L’attuazione della direttiva comunque costerà all’Italia e agli Italiani. Le stime parlano di un costo tra 800 e mille miliardi di euro per il sistema Paese e almeno 35 mila euro per rendere green ogni unità abitativa. Come si potrebbero tamponare tali costi?

Qualsiasi tipo di cambiamento non è mai davvero a costo zero ma riteniamo che con il giusto sforzo da parte dell’Europa e del governo, il costo degli italiani possa essere se non risibile sicuramente contenuto e accessibile.

Nella pratica, sarebbe opportuno che agli incentivi fiscali esistenti si affiancassero altri strumenti e soluzioni che prevedano coperture adeguate e certe.

Penso a un finanziamento a 25 anni a tasso fisso dell’1% da parte della Bce, erogato tramite le banche italiane.

Un’idea che qualora fosse attualizzata da una norma governativa costerebbe molto poco allo Stato, all’incirca il 15% sull’importo.

Se a questo si aggiungesse poi un 50% di credito d’imposta gestibile nei dieci anni successivi, anche senza sconto, ecco che ci sarebbe un importante aiuto da parte del governo.

Molto probabilmente sarebbe coperto, almeno da quanto evinco dalle relazioni degli esperti in materia, dal gettito iva e dalle tasse e quindi non diventerebbe un costo per lo Stato.

Queste misure che suggerite si rivelerebbero utili anche per trainare il mercato dell’edilizia?

Certo, così facendo potrebbe svilupparsi ulteriormente un settore cruciale come quello dell’edilizia che abbiamo ormai capito essere trainante nelle economie moderne.

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