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Per la Banca d’Italia è importante preservare l’indipendenza e il legame con la BCE | L’analisi di Stefano Micossi

Con l’inizio del mese la Banca d’Italia ha celebrato l’insediamento del nuovo governatore Fabio Panetta e ha salutato Ignazio Visco. L’ex presidente è stato governatore studioso, economista di rango internazionale, ma è stato anche una mano ferma quando la politica voleva interferire con le decisioni della Banca (penso a certe maldestre iniziative di Renzi e Boschi durante il governo Gentiloni). Allo stesso tempo, la sua capacità di essere, oltre che apparire, “neutrale” e distaccato rispetto alle vicende politiche ha preservato il ruolo della Banca di gran consigliere e supporto tecnico silenzioso dei governi.

Panetta viene dalla Banca, dove ha speso oltre trent’anni della sua carriera. Ha solidi studi alle spalle, come il suo predecessore. Il suo carattere è diverso, ma non si può dubitare della sua fedeltà a quel modello di Banca centrale. È importante che la vicinanza politica al governo Meloni, che è nota, non lo porti mai su posizioni visibilmente divergenti dalla Bce di Christine Lagarde, nel cui Consiglio esecutivo ha militato negli ultimi anni.

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