Nell’articolo di pochi giorni fa facevo notare una banalità: l’aumento di offerta di immobili di prestigio nel centro non può essere causa di peggioramento della situazione dei poveri a Milano, casomai attraverso effetti di sostituzione può essere un calmiere sui prezzi degli immobili per sostituzione.
Visto così lo scontro in atto non è tra poveri e ricchi ma tra proprietari di immobili esistenti e costruttori.
Ho ricevuto alcune critiche ragionevoli però mi sono soprattutto accorto che questa questione solleva forti livori.
Una critica fondata mi fa notare che la costruzione dei grattacieli ha determinato una nuova attrattività per Milano che ha aumentato la domanda di immobili, tanto che potrebbe aver aumentato i prezzi, nonostante la maggiore offerta.
Magari avessimo molti di questi fenomeni in cui l’offerta genera la propria domanda, sarebbe la formula magica per la crescita.
In realtà servono una serie di condizioni accessorie per rendere attrattiva una città ed è francamente difficile che i prezzi siano cresciuti per l’impatto dell’offerta di appartamenti sulla domanda, un effetto indiretto.
Tutte le metropoli di successo hanno sperimentato prezzi in crescita.
Milano, ad esempio, ha beneficiato della normativa fiscale che consente ai super ricchi di risiedere in Italia e pagare un chip di 150mila euro di tasse qualunque il proprio reddito, uno scandalo che ci pone tra i peggiori paradisi fiscali al mondo.
La rendita immobiliare in realtà poteva forse essere minore in valore totale senza i nuovi immobili, ma concentrata su molti meno soggetti: i proprietari di immobili esistenti.
L’aspetto importante che avevo lasciato relativamente in ombra, pur menzionandolo, invece riguarda gli oneri di urbanizzazione e quello che ci si poteva fare.
Secondo alcuni calcoli riportati dal Fatto Quotidiano, gli oneri urbanistici di Milano sarebbero molto più bassi in rapporto al valore degli immobili delle altre città europee, non sono stati adeguati per più di 10 anni fino al 2023, e gli aumenti pur considerevoli del 2023 hanno però creato una serie di forti sconti per standard ambientali, uso sociale di spazi e tipologie di autorizzazioni.
Si tratta di un fatto grave.
Di fatto oneri di urbanizzazione troppo bassi lasciano una rendita arbitraria a chi costruisce e non generano per il Comune entrate che potrebbero essere usate per diffondere gli effetti della ricchezza generata sulla collettività.
In effetti questa è la maniera migliore per far funzionare i mercati: assorbire le rendite, e diffondere i guadagni alla collettività, magari con edilizia popolare in quartieri periferici e ulteriori investimenti nella mobilità.
Senza creare, con la geniale idea dell’edilizia popolare in centro, tra i poveri dei super-vincenti con l’appartamento gratis accanto a City Life e super-perdenti in affitto di mercato a Rozzano.
Resta il fatto che l’idea che siano stati i grattacieli ad impoverire i milanesi meno abbienti rimane infondata e frutto di una lettura fondamentalmente ideologica di una parte della borghesia cittadina.
Non si tratta di uccidere l’imprenditoria con la regolazione e rimanere felicemente poveri (tranne chi è già ricco), ma di farsi pagare le rendite emergenti il giusto prezzo per arricchire la comunità nel suo complesso.