“L’Italia ha sofferto più di altri Paesi europei durante la crisi energetica, a causa della sua dipendenza strutturale dal gas e di un mercato che ha agganciato il prezzo dell’elettricità al costo del metano. Dai picchi del 2022 siamo riusciti a fare un piccolo miracolo, anche grazie al decreto bollette, all’aumento della produzione energetica – pensiamo ai due rigassificatori di Piombino e Ravenna – all’impegno di Eni per sganciarci dal metano russo.
Ma se vogliamo aiutare le imprese e rendere competitiva la transizione ecologica, servono strumenti efficaci e soprattutto regole europee più eque”.
Lo ha dichiarato in un’intervista per Eurofocus/Adnkronos Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e copresidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), a margine del convegno sul costo dell’energia promosso dal gruppo a Roma, nella sede di Confindustria.
“Il vero nodo – ha spiegato Procaccini – è che l’Italia è stata colpita in modo più grave perché si è trovata esposta a un ‘single point of failure’: troppo dipendente da una sola fonte energetica e da un solo prezzo di riferimento, quello del gas.
Questo ha causato distorsioni che hanno reso la nostra industria meno competitiva rispetto a quella francese o spagnola”.
Procaccini ha difeso in particolare il meccanismo dell’Energy Release, adottato dall’Italia per fornire energia a prezzo calmierato alle imprese energivore in cambio dell’impegno a investire in rinnovabili: “È un modello intelligente, che guarda sia all’emergenza sia alla prospettiva.
Eppure – ha aggiunto – Bruxelles lo sta mettendo in discussione, sollevando dubbi sugli aiuti di Stato, mentre altri Paesi come la Germania, che ha potuto sussidiare le proprie imprese, e la Francia, che ha nazionalizzato Edf, non sono stati ostacolati”.
Il riferimento è anche all’“eccezione iberica” concessa a Spagna e Portogallo, che ha consentito loro di disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità: “Per questo oggi serve andare spediti sulla riforma del mercato elettrico europeo”.
Tra le proposte al centro del dibattito, Procaccini ha indicato i contratti per differenza a due vie (CfD), già previsti dalla riforma in discussione a Bruxelles: “Se il prezzo sale oltre una soglia, l’extraprofitto viene restituito in bolletta. Se scende, lo Stato rimborsa i produttori.
È una proposta strutturata, sostenibile, e può ridurre il gap di prezzo tra Italia e resto d’Europa”.
In conclusione, l’eurodeputato ha tracciato una prospettiva di medio periodo: “Non ci illudiamo che i risultati arrivino domani, ma le premesse per ridurre lo svantaggio italiano ci sono.
Servono più pragmatismo e meno ideologia: non si può chiedere ai Paesi di consumare meno energia, come si fa nel fumoso piano Jorgensen, in un mondo che va verso l’elettrificazione di ogni settore, dai data center all’automotive”.








