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Negoziare con cautela | L’analisi di Marcello Sorgi

“Apertura al negoziato, ma con cautela. È lo spirito con cui Meloni si accinge a ricevere a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato”.

Così Marcello Sorgi sulla Stampa ricordando cheRutte arriva a Roma dopo aver incontrato a Londra il primo ministro Starmer, in un tour di preparazione del vertice dell’Aja, il momento, per l’Alleanza Atlantica, di decidere se e come compiere il salto di qualità a cui è chiamata dal mutamento del quadro internazionale e dalle prospettive di ridimensionamento del contributo americano alla difesa europea.

In altre parole si tratta di passare in cinque anni, dal 2025 al 2030, al 5 per cento di bilancio impegnato per il potenziamento della Nato.

Per l’Italia, già stretta nelle maglie del nuovo Patto di stabilità che la impegnano a una drastica riduzione del debito pubblico, un ulteriore (e insopportabile, stando ai nostri conti) appesantimento di settanta miliardi.

La controproposta della premier – scrive Sorgi – sarà di accettare un passaggio dall’attuale 2 al 3,5 per cento, chiedendo inoltre di spalmarlo su un periodo di tempo più lungo.

Ma al di là delle cifre e dei mesi a disposizione, Meloni si trova a dover stabilire se accettare la prospettiva europea del riarmo, alla quale è sollecitata da Germania e Francia (le recenti visite di Merz e Macron a Palazzo Chigi erano orientate soprattutto a quest’obiettivo), o trovare il modo di prendere ancora tempo, sapendo che non gliene sarà concesso, o restare nell’ambiguità in cui s’è tenuta finora.

Il piano di riarmo europeo, specie se sorretto da Eurobond (debito comune, da non conteggiare nei bilanci) e sollecitato, com’è adesso dai Paesi Baltici, i più minacciati da eventuali nuove mire espansionistiche di Putin, potrebbe anche avere una sua convenienza economica, specie allargando il concetto di spese per armamenti e comprendendovi investimenti strategici.

Comporta anche, tuttavia, e Meloni ne è perfettamente consapevole, il rischio politico di una campagna contraria trasversale, da Salvini alle opposizioni, proprio mentre il governo va incontro all’appuntamento elettorale d’autunno per le regionali e a quello generale delle politiche previste tra meno di due anni, per la primavera del 2027.

Di qui – conclude – la prudenza meloniana, di fronte al bivio verso cui è sospinta, mentre l’alleanza con Trump si fa più incerta e meno praticabile”.

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