Piccolo incidente di governo, durante la formazione dei “super” comitati interministeriali, che affiancheranno i neonati ministeri della Transizione ecologica e della Transizione digitale. A parlarne è Nando Santonastaso sulle pagine de Il Mattino, che ha sottolineato come il ministero del Sud, presieduto da Mara Carfagna, non rientri nel decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’altro giorno.
Nel dl, che rende di fatto operativi i nuovi dicasteri, non rientra nemmeno quello del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che pure era indicato tra i sicuri papabili, nelle bozze circolate prima del Consiglio dei ministri. Le new entry, invece, sono il ministro del Lavoro, Orlando (Pd), e quello della Giustizia, Cartabia (tecnico), che vanno ad aggiungersi ai colleghi Brunetta (Forza Italia) e Speranza (Leu), Giorgetti della Lega (in entrambi) e Patuanelli (5 Stelle) nella Transizione green, e ai ministri tecnici già coinvolti sin dall’inizio, Cingolani, Colao, Franco e Giovannini.
Un’inversione di rotta, probabilmente dettata dalla volontà di riequilibrare le rappresentanze politiche, che però ha penalizzato non solo la ministra Carfagna, ma soprattutto il Sud e la Coesione territoriale, appunto, parte più rilevante degli interessi collegati al Recovery Fund. Secondo Santonastaso, l’esclusione del dicastero stona con i principi che hanno portato ai fondi del Recovery, superiori soprattutto per appianare il divario del Mezzogiorno.
Resta il dubbio, l’ipotesi che possano esserci state pressioni dal Nord, indispettito dalla possibilità che il Sud incassi la maggior parte dei fondi, loro discapito. Un’ipotesi però, che rimane tale, mascherata ora dall’opportunità politica.








