È Milano la nuova capitale dei grandi patrimoni internazionali. Lo riporta il Financial Times in un ampio approfondimento pubblicato nel pomeriggio.
Per il quotidiano britannico la città ha attratto negli ultimi anni figure di primissimo piano della finanza e dell’imprenditoria mondiale: vengono citati il vicepresidente di Goldman Sachs, Richard Gnodde, l’imprenditore egiziano Nassef Sawiris e il cofondatore del fondo CVC Capital, Rolly van Rappard, che ha diversi investimenti in Italia.
Alla base di questo fenomeno, osserva il FT, c’è la combinazione tra il fascino della “dolce vita” e un regime fiscale particolarmente favorevole. I nuovi residenti stranieri possono beneficiare di una flat tax da 200mila euro annui sui redditi e gli asset globali detenuti all’estero, valida fino a un massimo di 15 anni, con esenzione dall’imposta di successione sui beni non italiani.
Inoltre, per chi opera nel private equity, che non rientra nella flat tax, il nostro Paese applica un’aliquota del 26% sulle plusvalenze, molto più competitiva rispetto al 34% recentemente introdotto nel Regno Unito.
L’effetto sul mercato immobiliare milanese, sottolinea il quotidiano, è significativo, definendolo letteralmente “booming real estate market”: negli ultimi dieci anni i prezzi delle case sono aumentati di quasi il 60%, attestandosi, dati aggiornati a luglio, a 5.540 euro al metro quadrato contro i 3.600 di Roma, rimasti pressoché stabili.
Anche gli affitti hanno registrato un’impennata, riporta il quotidiano britannico, con una crescita nello stesso periodo del 50% (da 15 a 22,5 euro al metro quadrato).
Il Financial Times ammette che questo afflusso di ricchezze stia generando forti tensioni sociali. I cittadini comuni, rivela il FT, vengono letteralmente spinti fuori dai quartieri più in voga e ambiti a causa del boom del mercato immobiliare, e in questo senso non aiuta l’inchiesta in corso della magistratura, che indaga su un possibile sistema di tangenti nell’ambito della riqualificazione urbana.
I milanesi lamentano anche la comparsa di club esclusivi, definiti “all’inglese” dal FT, che cita Casa Cipriani e la prossima apertura di Soho House, considerati estranei al tradizionale business in città e che non rispecchiano lo stile di vita e il modo di fare affari “all’italiana”.
Interpellato dal quotidiano britannico, un banchiere osserva come questi luoghi siano popolati quasi esclusivamente da banker e manager del private equity. Esprime inoltre un forte malumore per l’arrivo di colleghi dall’estero con stipendi “londinesi”, che finiscono per generare squilibri all’interno degli stessi uffici.








