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Raffaele Marmo (Quotidiano Nazionale): «Draghi: il debito “buono” può rafforzarci e permette di migliorare il benessere del Paese»

Anche Raffaele Marmo, sul Quotidiano Nazionale, si occupa della politica economica del governo Draghi prendendo spunto dal discorso pronunciato ieri dal presidente del Consiglio all’Accademia dei Lincei. «Un discorso» osserva Marmo «che ha tutto il sapore e lo spirito di un discorso di medio termine sullo stato della Nazione».

«Dalla pandemia al Pil, dal lavoro agli investimenti, dal rischio varianti al Recovery Plan, il premier tira somme e disegna prospettive con quel linguaggio asciutto che si alimenta di numeri e realismo, senza indulgenze per le nostre debolezze strutturali (a cominciare da debito pubblico). Ma anche senza timidezze per le previsioni di crescita oltre le attese, verso il 5 per cento e più di Pil».

«Lo avesse fatto in Parlamento, parleremmo di un nuovo intervento programmatico del Presidente del Consiglio. Ma, per molteplici versi, la sede nella quale Draghi parla ha una sua dimensione di autorevolezza pubblica che, se non fondata sulla sovranità popolare, trova la sua constituency nelle ragioni della cultura più alta di questo Paese. Non a caso Draghi» sottolinea Marmo «non esita a chiamare alla memoria gli economisti accademici, che sono stati suoi maestri: da Federico Caffè a Sergio Steve, da Franco Modigliani a Robert Solow».

«E, in fondo, è proprio dalla lezione keynesiana e liberale e, dunque, dalla lezione del realismo economico di mercato non ideologico che il presidente del Consiglio trae le conclusioni e le determinazioni di politica economica sul passato e sul futuro prossimo venturo».

«In particolare, la distinzione-chiave tra debito “buono” (per investimenti e lavoro) e debito “cattivo” (per sussidi e assistenza fine a se stessa). Perché, come avvisa, «il debito può rafforzarci, se ci permette di migliorare il benessere del nostro Paese, come è avvenuto durante la pandemia». Ma «ci può rendere più fragili se, come troppo spesso è accaduto in passato, le risorse vengono sprecate».

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