Su Repubblica, Carmelo Lopapa intervista Mara Carfagna, ministra per il Mezzogiorno, per la quale «il Sud ha davvero un’occasione storica e irripetibile. Siamo alla vigilia di una stagione senza precedenti, in cui verranno stanziate risorse mai viste prima tra Fondi strutturali europei e quota di cofinanziamento, Fondo nazionale di sviluppo e coesione, per un ammontare di circa 150 miliardi, al netto del Piano nazionale di ripresa e resilienza».
Un piano che ad oggi destinerebbe al Sud solo un terzo degli investimenti. È così? «Sul Mezzogiorno occorre un’operazione verità ed è quella che col governo Draghi stiamo portando avanti. Finora, nel Pnrr la quota di competenza del ministro del Sud, “Inclusione e coesione territoriale”, ammontava a 4,8 miliardi mentre non esisteva un capitolo destinato».
«D’intesa col ministro dell’Economia Daniele Franco stiamo mettendo in evidenza tutti gli interventi e i relativi finanziamenti che sono destinati al Sud. Pensi che solo per quel che riguarda opere ferroviarie, manutenzione stradale e porti, il Mezzogiorno intercetterà investimenti pari al 50 per cento del totale».
Intanto, due terzi dei beneficiari del reddito di cittadinanza sono meridionali. Il Mezzogiorno rischia di restare la patria degli assistiti? «L’ho detto in audizione in Parlamento: bisogna capovolgere l’impostazione. Bisogna passare da un Sud assistito, che rivendica risarcimenti per i torti subiti nel passato, a motore dello sviluppo. Ma lo strumento di sostegno al reddito è necessario. Tutti i Paesi europei ne hanno uno e con la pandemia non è pensabile condannare alla disperazione centinaia di migliaia di famiglie».
«Detto questo, – conclude – bisogna anche restituire ai cittadini di quella metà del Paese pieni diritti costituzionali: alla sanità, all’istruzione, al lavoro e anche alla mobilità. La disparità nei livelli essenziali delle prestazioni, questa sorta di colpa per errata residenza, è una ferita intollerabile per la democrazia».








