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Manovra: misure per circa 16 miliardi, in evidenza il taglio della pressione fiscale dei redditi da lavoro dipendente | L’analisi

Si profila una legge di bilancio con misure per circa 16 miliardi – pari allo 0,7% del Pil – improntata sul taglio della pressione fiscale dei redditi da lavoro dipendente (soprattutto per il ceto medio), l’aumento delle spese per la sanità e provvedimenti in favore della natalità.

Per finanziarla, il governo prospetta “una combinazione di misure dal lato delle entrate e, per circa il 60%, di interventi sulla spesa”. Una “rimodulazione delle differenti voci e componenti della spesa”.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a quanto apprende AGI, ieri a Palazzo Chigi avrebbe esortato i colleghi a procedere a una revisione della spesa dei loro dicasteri proprio per ottimizzare la spesa.

Il Dpfp, approvato ieri sera dal Cdm, disegna la cornice della prossima manovra economica, ricordando che le prospettive di crescita sono influenzate da dazi e incertezza geopolitica.

Prevista anche la crescita dei fondi per la difesa, che potrebbe ammontare a circa 12 miliardi nel prossimo triennio. La spesa militare in rapporto al Pil salirebbe dello 0,15% all’anno nel 2026 e nel 2027 e dello 0,2% nel 2028.

Però la spesa su questo capitolo “dovrà essere graduale” per “garantire una coerenza con lo sviluppo dell’offerta nazionale e non spiazzare altre componenti di spesa”.

Mentre “un’eventuale corsa agli acquisti da parte dell’Italia e degli altri Paesi europei rischierebbe di generare soltanto un aumento dei prezzi”.

Il rapporto deficit/Pil è previsto intorno alla soglia del 3% per quest’anno, per poi continuare la sua discesa nei prossimi.

Per il debito pubblico in rapporto al Pil resta valida la previsione di una discesa dal 2027 in poi, una volta esaurito l’impatto dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi.

Il tasso di crescita del valore del Pil programmatico si attesta nel 2026 allo 0,7%, nel 2027 allo 0,8% e nel 2028 allo 0,9%.

Il tasso di crescita tendenziale risulta invece pari allo 0,7% nel 2026 e nel 2027 e allo 0,8% nel 2028.

“Le prospettive economiche del Paese nell’attuale contesto congiunturale risultano influenzate da due principali forze contrapposte. Una è tendenzialmente avversa e di matrice globale”, scrive il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella prefazione del Documento.

Il ministro sottolinea: “Le prospettive per la seconda parte dell’anno, alla luce degli indicatori ad oggi disponibili, restano moderatamente positive; ciononostante, per motivi prudenziali la crescita per l’intero 2025 è stimata pari a quella acquisita. Ciò ha comportato una revisione al ribasso di un decimo di punto rispetto al Dfp”.

La valutazione dell’impatto dei dazi sulla crescita del Pil, annota il Dpfp, “rappresenta un compito di notevole complessità”.

La tabella allegata al Documento propone per l’Italia un impatto di -0,1% sul Pil reale per il 2025 e -0,5% per il 2026 e il 2027, per poi calare a -0,3% nel 2028.

Per le entrate tributarie e contributive, specifica il Dpfp, “nonostante la moderazione attesa del tasso di crescita dell’occupazione, l’andamento del gettito si manterrebbe comunque vivace, seguendo in media nell’arco del triennio un ritmo di variazione leggermente inferiore rispetto alla crescita del Pil nominale”, che comporterà una “lieve riduzione della pressione fiscale”.

Per confermare il supporto “alla partecipazione e occupazione femminile, e alla crescita della natalità”, nel 2025 “è stata disposta un’integrazione di reddito mensile di 40 euro destinata alle lavoratrici madri”. Tale misura “sarà confermata e potenziata”.

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