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Manovra: bene il deficit, perplessità sulle coperture | L’analisi di Giampaolo Galli

Non ci si può che congratulare con il Ministro Giorgetti se riesce davvero a contenere il deficit di bilancio entro il 3% del Pil quest’anno ed entro il 2,8% nel 2026, come è scritto nel Documento Programmatico di Bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri e inviato a Bruxelles il 15 ottobre.

Ciò non impedisce di vedere alcune cose piuttosto deludenti, relative soprattutto alle coperture. Come noto, la manovra è nell’ordine dei 18 miliardi. Degli utilizzi hanno parlato abbondantemente i giornali: le misure principali sono la riduzione delle tasse sui redditi medi e sul lavoro, il sostegno alle imprese e all’innovazione, le politiche per la famiglia.

Sul lato delle coperture, dei 18 miliardi della manovra sono esplicitati solo 12 miliardi, relativi a tre misure. Vi è la “rimodulazione delle spese del PNRR” per 5,1 miliardi, che significa che si rinviano spese del PNRR ad anni successivi; si prende atto che nel 2026 la spesa prevista era eccessiva.

Una seconda misura, per 4,4 miliardi, riguarda le banche e il settore finanziario. Non si sa ancora se si tratti di misure come quelle dell’anno scorso che incidono solo sulla liquidità, nel qual caso dovrebbero forse essere trattate come una tantum, oppure di veri e propri aumenti di imposte. In questo secondo caso, in linea di principio, dovrebbe scattare l’allarme aiuti di Stato, per via della discriminazione ai danni di uno specifico settore dell’economia.

In ogni caso è davvero un po’ deprimente che ci si dimentichi di quanto sia importante avere un sistema finanziario solido, che in quanto tale è riuscito a superare tanti momenti di crisi negli ultimi anni, nonché un lungo periodo di profitti bassissimi, quando i tassi erano a zero.

Infine, ci sono 2,3 miliardi di non meglio specificate “Revisioni della spesa dei ministeri”; in mancanza di una spending review strutturata e operante a tempo pieno tutto l’anno, le revisioni fatte all’ultimo minuto rischiano di concretizzarsi in meri rinvii di spesa agli anni prossimi.

Sin qui dunque siamo a 12 miliardi. I restanti 6 miliardi di coperture sono ancora criptati “altre coperture”. 6 miliardi non sono pochi; sono tanti quanto tutte le misure di alleggerimento fiscale sull’Irpef (un po’ più di 4 miliardi) e sul lavoro (2 miliardi).

Sulle coperture sappiamo ancora troppo poco. Sappiamo però che ci sono dei paletti ben piantati sul terreno di gioco per l’iter della manovra in Parlamento: il deficit deve scendere al 3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026.

E questo è sicuramente un fatto molto positivo. Finalmente l’Italia esce dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.

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