Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Maltempo: in 25 anni stanziati 20,1 miliardi di euro per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico | Il report del Centro Studi Cni

Per gli interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico nel Paese sono stati stanziati e resi disponibili 20,1 miliardi di euro negli ultimi 25 anni, per un totale di 25.795 interventi (ammessi a finanziamento ma non sempre realizzati) distribuiti sul territorio nazionale.

Una parte molto consistente dei finanziamenti è stata stanziata negli ultimi anni.

È quanto si legge nel Report elaborato e curato dal Centro Studi Cni, diffuso in occasione del 69° Congresso nazionale degli ordini degli ingegneri d’Italia in corso ad Ancona.

Ciò che sembra emergere dai dati disponibili è che nel nostro Paese non vi sia un sostanziale problema di carenza di risorse per interventi attraverso cui affrontare i fenomeni di dissesto idrogeologico.

Ciò nonostante, il Paese sembra ormai caratterizzarsi per una allerta permanente.

È sufficiente citare alcuni eventi molto recenti: dal 2022 si contano almeno tre eventi alluvionali gravi che hanno coinvolto le Marche, sei eventi alluvionali con danni ingenti che hanno coinvolto ampi territori dell’Emilia-Romagna, un evento grave in vaste aree del Piemonte ad aprile 2025 oltre all’alluvione distruttiva di Ischia nel 2022.

Perché, nonostante gli sforzi in termini di programmazione, oltre che la disponibilità di importanti centri di studio e di monitoraggio, il Paese non riesce a limitare i danni e a garantire maggiori livelli di sicurezza a persone e cose in presenza di eventi estremi?

Indagini e studi diversi evidenziano alcuni aspetti critici quali la mancanza di programmi di manutenzione a lungo termine delle opere esistenti e la mancanza di strumenti di pianificazione territoriali efficaci in grado di incentivare una politica di prevenzione efficace in cui gli interventi prioritari, con una visione di più lungo periodo, siano distinti da quelli urgenti.

Inoltre, il Piano ProteggItalia non ha unificato i criteri e le procedure di spesa di competenze di Ministeri e Dipartimenti diversi e non ha risolto il problema dell’unicità di interventi con sfumature e obiettivi diversi.

Non sembra esservi stata negli ultimi anni un’accelerazione nell’uso delle risorse finanziarie disponibili, il che chiama in causa complessità procedurali a monte, gestite dalle amministrazioni competenti per i singoli capitoli di spesa, fatta eccezione per il Dipartimento della Protezione Civile, che opera in regime di emergenza.

La Corte dei Conti sottolinea la ridotta capacità progettuale e di spesa delle Regioni e degli stessi commissari straordinari/presidenti di Regione anche a causa della carenza di strutture tecniche dedicate alla programmazione e al monitoraggio degli interventi in ambito idrogeologico.

Infine, il tempo medio di realizzazione di un’opera di difesa del suolo è superiore a quattro anni.

La dilatazione dei tempi è dovuta più ai passaggi procedurali che a complessità tecniche.

Per quanto negli anni il Paese, con iniziative diverse, si sia sforzato di semplificare le procedure per la realizzazione di opere pubbliche, il tempo medio non si riduce e tutto, molto semplicemente, lascia intravedere come non esista una questione di scarsità di risorse ma, al contrario, di ottimizzazione nell’uso di quelle esistenti.

Nel caso specifico degli stanziamenti per le opere di difesa del suolo, un maggiore sforzo di pianificazione e coordinamento, soprattutto tra i Ministeri, gli enti locali, le Regioni e le Autorità distrettuali, sarebbe utile.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.