Sul Corriere della Sera Antonio Polito critica il doppio standard di coloro per i quali Netanyahu è un pazzo guerrafondaio ad attaccare l’Iran, ma Putin le sue ragioni ce l’aveva per invadere l’Ucraina, un esempio di contraddizione logica ed etica.
Oggi nelle piazze il premier israeliano viene condannato come “genocida” o, nel migliore dei casi, autore di una “pulizia etnica” a danno dei palestinesi.
Ma a Putin potrebbe essere rivolta la stessa accusa. Ha più volte dichiarato che “l’Ucraina non esiste”.
Sia nel caso di Gaza, ma ancor più in quello dell’Iran, Netanyahu può almeno addurre la scusante della provocazione, o il motivo della minaccia esistenziale.
Anche col beneficio della creduloneria dei suoi estimatori, Putin non può vantare invece nemmeno una di queste esimenti per aver invaso nel febbraio di tre anni fa uno Stato sovrano e indipendente.
Eppure, questo doppio standard morale, Putin statista/Netanyahu assassino, permane e anzi si rafforza, per me incomprensibilmente.
Questa enorme contraddizione, che spesso origina da vera e propria malafede e che non è solo della sinistra a 5 stelle, oggi egemonica in quell’area politica, ma anche della destra filo-putiniana perché anti-europea, viene coperta in modo astuto; così astuto da apparire accettabile a una fetta importante dell’opinione pubblica.
Coloro che la sostengono si dicono infatti pacifisti, e propongono una lettura opposta a quella che tutte queste guerre dovrebbero invece indurre nella classe dirigente di un Paese come l’Italia, grande ma piccolo.
E cioè che il conflitto armato è tornato a essere il metodo abituale di risoluzione dei contrasti e delle controversie internazionali; almeno al di fuori di quell’area, da tanti disprezzata eppur così pacifica, che è l’Unione europea.
E che dunque, proprio al fine di ripudiare la guerra, bisogna prenderne atto e prepararsi a proteggere la nostra libertà, benessere, stile di vita, dotandosi insieme con gli alleati europei di una capacità di difesa e deterrenza militare.








