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L’Ue ha dato a Kiev 124 miliardi per la guerra in Ucraina. Per questo non finisce? | L’analisi Roberto Sommella, direttore di Milano Finanza

Perché i mercati finanziari vanno così bene nonostante si sia quasi prossimi a tre anni di guerra in Ucraina, una durata che si avvicina addirittura a quelle della prima e della Seconda guerra mondiale?

La risposta l’ha fornita la Commissione di Ursula von der Leyen senza accorgersene: perché la guerra è ormai un business fiorente e noi stessi la finanziamo, più di tanti altri settori.

Il tema della convenienza della guerra, cui Milano Finanza ha dedicato alcune inchieste relative al settore della difesa, continua ad essere sollevato solo da Papa Francesco.

I numeri parlano chiaro e leggerli apre uno scenario importante su quanto sia fitta la rete di finanziamenti a debito e a fondo perduto.

Dall’inizio dell’invasione russa, l’Ue e i suoi Stati membri hanno mobilitato 124 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, con dati aggiornati a novembre 2024, un importo pari ad una buona fetta di tutto il New Green Deal.

Lo ha reso noto il commissario Ue al bilancio, Piotr Serafin, nella risposta scritta a un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato greco di Ecr, Emmanouil Fragkos.

Di questa cifra, 47,8 miliardi di euro sono assistenza finanziaria dall’Ue; 12,2 miliardi di assistenza bilaterale dagli Stati membri; 45,5 miliardi di euro di assistenza militare e 1,5 miliardi di euro dai proventi derivanti dai beni russi congelati e immobilizzati.

Dell’assistenza finanziaria fornita dall’Ue, 35,7 miliardi di euro sono sotto forma di prestiti, 6,8 miliardi di euro come supporto a fondo perduto e 5,3 miliardi di euro sono sostenuti attraverso garanzie dell’Ue.

Dei 45,5 miliardi di assistenza militare, 6,1 miliardi di euro sono coperti dallo European peace facility.

Questo supporto comprende 362 milioni di euro per finanziare la missione di assistenza militare dell’Ue per le forze armate ucraine.

Inoltre, 1,4 miliardi di euro derivanti dai beni russi raccolti nel 2024 sono stati destinati all’Epf.

Per quanto riguarda i costi indiretti per le economie europee, l’Ue ha reso disponibile una stima fino a 17 miliardi di euro attraverso gli Stati membri per aiutare le persone in fuga dagli invasori russi.

“La Commissione ha introdotto la massima flessibilità affinché gli Stati membri possano utilizzare i fondi di coesione non spesi a tale scopo”, ha aggiunto Serafin, riferendosi a come gli Stati membri, la cui spesa secondo il presidente eletto Usa Donald Trump dovrebbe salire al 2% del pil, potranno finanziare questi investimenti.

Quello che nessuno dice è chi ci guadagna con tutti questi soldi e se in futuro verrà sostenuta più l’industria delle armi che quella dell’automotive le cui difficoltà sono note da Stellantis a Volkswagen: dal New Green Deal al New War Deal il passo sembra essere compiuto mentre in Europa crescono i nazionalismi e Stati membri fondatori come Francia e Germania sono in profonda crisi politica.

Ma ancor di più nessuno a Bruxelles, dove ci si avvia ad archiviare lo scandalo Qatargate, ha spiegato se queste spese nella difesa verranno scomputate dal calcolo del 3% del rapporto tra deficit-pil e se verranno finanziate con emissione di eurobond, che dovrebbe invece servire, come proposto da Mario Draghi, a sostenere la crescita europea.

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