La ricerca di una soluzione per mettere fine alla guerra in Ucraina si sta avviluppando in una spirale di iniziative, proposte e compromessi che rendono lo scenario confuso e gravido di nuovi rischi.
Zelensky, nel corso dei colloqui a Gedda, ha accettato l’idea di un cessate il fuoco di 30 giorni in cambio della continuazione del sostegno americano pagato con l’accordo sulle terre rare. La palla è passata quindi nel campo russo, ma Putin alza la posta.
Vuole riconquistare prima il Kursk e possibilmente spingere le sue truppe più avanti possibile in Ucraina prima di congelare il conflitto sulla linea del cessate il fuoco. Chiede inoltre la smilitarizzazione dell’Ucraina, la sospensione delle sanzioni e la testa di Zelensky pretendendo nuove elezioni.
Nel frattempo, la coalizione dei volenterosi promossa da Starmer si appresta a mettere in piedi un contingente militare non si capisce se da inviare in Ucraina o da utilizzare come deterrente qualora i russi riprendano l’offensiva dopo il cessate il fuoco.
Intanto, Trump, che vede allungarsi i tempi per la soluzione al conflitto che aveva dichiarato si sarebbe risolto in pochi giorni, comincia a innervosirsi ed esorta Putin a addivenire a un accordo, minacciando in caso contrario sanzioni e ulteriori aiuti militari all’Ucraina.
Domani i due leader si sentiranno per telefono per cercare di definire una soluzione sulla testa dell’Ucraina e dell’Europa, anche se non mancano gli “irritant” che potrebbero ritardare un’intesa, a partire dall’attacco americano agli Houti dello Yemen.
Intanto, l’Europa dei 27 lancia il piano “ReArmEurope” nella speranza di avviare concretamente il percorso verso una difesa comune. In questo scenario appare tuttavia difficile comprendere quale sarà il punto di caduta per un compromesso sulla crisi Ucraina e come si garantirà il cessate il fuoco.
I volenterosi parlano di un contingente da inviare in Ucraina, altri paesi dell’UE, l’Italia in testa, si dicono disposti a inviare truppe sul terreno solo sotto l’egida dell’ONU.
Trump sostiene che la presenza di imprese e maestranze in Ucraina per lo sfruttamento delle terre rare sarà sufficiente di per sé a dissuadere la Russia da ulteriori attacchi. Putin, da parte sua, rifiuta l’idea di qualsiasi tipo di contingente sul suolo ucraino.
Ancora una volta, la situazione si complica e appare sempre più difficile sbrogliare la matassa. E nel frattempo, la carneficina continua.








