“Da qualche tempo”, osserva sul Messaggero Ferdinando Adornato, “se si vuole ostracizzare una qualche posizione politica, la si mette all’indice pronunciando un semplice, decisivo anatema: ‘sovranista’.”
Nel discorso pubblico internazionale, così come in quello di casa nostra, il concetto di “sovranismo” è così diventato una sorta di stigma capace, con una sola parola, di identificare il “nemico”.
Ma siamo proprio sicuri di non essere di fronte al disinvolto uso di un neologismo inadatto a descrivere la realtà dei fatti?
Secondo la Treccani il “sovranismo” è quella posizione politica che “propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali.” Ebbene, alla luce di questa definizione, oggi chi si può legittimamente definire “sovranista”?
Cominciamo dall’Europa. Certamente è stata “sovranista” la decisione degli inglesi di votare la Brexit, fuoriuscendo dal consesso dell’Ue. Altrettanto certamente può essere definita “sovranista” la posizione della leader tedesca dell’Adf, Alice Weidel che, a sua volta, propone la Dexit, cioè l’uscita della Germania dall’Unione.
Attenzione, però: per quanto riguarda l’Europa occorre fermarsi qui. Perché Marine Le Pen ha abbandonato ogni velleità di Frexit e perché, a rigore, neanche Orbàn può essere definito “sovranista” dato che, nonostante le sue (spesso irritanti) posizioni di dissenso, siede stabilmente nell’Unione dalla quale, semmai, continua a pretendere proventi.
Allargando il discorso, c’è poi da notare come persino Putin sia stato più volte definito “sovranista”. Qui si sfiora il ridicolo. Imperialista, nazionalista, dittatore revanscista della Grande Russia: tutte queste definizioni sono certamente più corrispondenti all’identikit dello zar.
Ma non basta. Ai media e agli analisti l’uso del nuovo concetto appare talmente seducente da aver coinvolto nell’equivoco anche Donald Trump. Facendo riferimento alla storia della cultura politica americana: se si parla di politica estera il concetto di “isolazionismo” è di certo più adatto. Se invece si fa riferimento all’annunciata politica dei “dazi” sarebbe più appropriato il termine “protezionismo”.
Finora, arriviamo all’Italia, dove forse è in corso la più aspra battaglia politica a suon di “sovranista”. Eppure, per paradosso, il nostro è proprio il Paese dove tale denuncia appare del tutto destituita di fondamento. A differenza del passato, infatti, nessuna delle principali forze politiche del Paese propone di uscire dalla Ue.








