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L’occasione storica di Giorgia Meloni | L’analisi di Ernesto Galli Della Loggia

“Mi pare che finora nessuno abbia messo a fuoco l’analogia tra l’arrivo al governo della destra guidata da Giorgia Meloni, tre anni fa, e l’arrivo al governo dei cattolici guidati da De Gasperi nel1948”.

Lo scrive Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera sottolineando come questa sia “invece un’analogia significativa che ci dice molto.

In entrambi i casi giungono al governo del Paese forze politiche da sempre escluse dal potere perché giudicate fuori dal perimetro costituzionale in quanto estranee se non ostili alla vicenda (antica o più recente) dello Stato nazionale o del suo regime politico.

In entrambi i casi, quindi, si pone per i nuovi vincitori un problema cruciale di legittimazione, che la vittoria elettorale di per sé non garantisce.

Non a caso gli avversari sollevano proprio tale questione, lanciando nei confronti di entrambi — fatto davvero singolare — sostanzialmente sempre la medesima accusa.

Il governo De Gasperi è subito definito dalle sinistre «clerico-fascista» così come l’attuale subito tout court «fascista».

Molto diverse, invece, appaiono le risposte che in un caso e nell’altro danno i due leader.

De Gasperi si oppone al disegno di un governo tutto di cattolici che Dossetti e la sinistra Dc avrebbero voluto dopo il trionfo elettorale.

La differenza rispetto all’oggi e a Giorgia Meloni è clamorosa.

Meloni – osserva Galli Della Loggia – non fa un solo passo fuori dal recinto del suo partito o della coalizione, convinta evidentemente che il potere possa essere diviso solo con chi ha il suo stesso gruppo sanguigno, che alla fine solo questo conti.

Ma, dando prova di una timidezza inaspettata in una personalità per mille versi invece così felicemente sicura di sé, la presidente del Consiglio rischia di perdere la sua grande occasione, la duplice opportunità che la storia sembra averle riservato: da un lato costituire in Italia uno stabile polo liberal-conservatore per la prima volta dopo la Destra storica (ciò che a Berlusconi non riuscì), dall’altro sanare finalmente la drammatica lacerazione che il fascismo ha lasciato in eredità alla Repubblica.

Diventare così la protagonista indiscussa di una pagina davvero nuova della vita del Paese.

È singolare, tuttavia, come in vista di un simile obiettivo Meloni fatichi a percorrere la strada maestra che da tempo le sta spalancata davanti.

Vale a dire, riuscire a trasferire e usare nella gestione della politica interna il grande capitale di successo e di stima che le sue indubbie capacità le hanno consentito di accumulare nella gestione della politica estera del Paese.”

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