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Lo Stato costa e frena la crescita: tre proposte per cambiare | L’analisi di Sabino Cassese

Sul Corriere della Sera Sabino Cassese illustra tre proposte per ridurre i costi dell’amministrazione pubblica e favorire la produttività. Il primo passo da fare – dice – sarebbe quello di agire sui modelli organizzativi e sulle procedure. Ad esempio, su tutte le disposizioni statali e regionali che si accavallano sul territorio, dall’uso e la difesa dei suoli, alla tutela del paesaggio e delle acque, all’urbanistica, all’edilizia. Decine di complessi normativi ognuno dei quali va per la sua strada, gestiti da poteri pubblici posti a livelli diversi, che si sono andati accumulando in modo disordinato, intrecciandosi l’uno con l’altro.

Un secondo tema sul quale riflettere riguarda il governo dell’economia. Questo è ormai triplice. Da un lato c’è l’azione dei ministeri e delle regioni. Dall’altro, quello delle autorità indipendenti. Infine, a questi si sono andati aggiungendo i cosiddetti poteri speciali del Golden Power, che non solo si è inserito, ma si è anche espanso. Un ordine in questa giungla servirebbe ad eliminare molti impedimenti.

La terza strada da seguire è quella delle zone economiche speciali. La loro condizione è contraddittoria: l’ambito geografico troppo esteso; le condizioni di specialità troppo limitate. Non riescono quindi a funzionare come incubatrici. Andrebbero quindi delimitate, ma rafforzate al loro interno in modo che le condizioni di favore non siano soltanto di carattere economico, ma anche di carattere sociale, culturale ed istituzionale: ad esempio, avere istituzioni scolastiche e parascolastiche che forniscano personale specializzato. Solo così si può avere una crescita guidata dal progresso tecnologico.

Il migliore programma per imprese e cittadini consisterebbe quindi nel limitare l’eccesso della presenza pubblica inefficiente e nell’aumentare quella che serve a promuovere sviluppo economico, sociale e culturale. Questa è la migliore politica industriale che uno Stato possa fare, come ha scritto Carlo Cottarelli. Ecco un bel compito per chi voglia governare non con il misurino del contabile, ma con il metro dello statista.

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