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[Lo scenario] La rata dei mutui a tasso variabile continuerà a salire. Ecco perché

Nei prossimi mesi si potrebbe verificare un aumento delle rate dei mutui variabili, a seguito dell’aumento dei tassi di interesse della Bce di 50 punti base e gli operatori del settore sono concordi nell’affermare che questo potrebbe tradursi nei prossimi mesi in un aumento delle rate dei mutui variabili.

Più nel dettaglio gli aumenti del costo del denaro fanno crescere l’Euribor a 3 mesi, il tasso interbancario di riferimento europeo da cui dipendono i costi dei mutui variabili, che ieri ha toccato il 2,08% superando l’Eurirs a 30 anni, il tasso di riferimento per i mutui fissi, fermo all’1,99%. Questa situazione unica, che non si presentava dal 2008, ha un significato semplice per chi sta cercando un mutuo: il costo dei mutui a tasso variabile continuerà a salire, mentre quello dei mutui a tasso fisso sta già calando da un mese.

Secondo le simulazioni di Facile.it i rincari di quasi 35 euro al mese per un finanziamento medio e un aggravio complessivo di circa 180 euro rispetto a inizio anno (+39%). Per l’analisi l’operatore ha preso in esame un finanziamento a tasso variabile da 126.000 euro in 25 anni sottoscritto a gennaio 2022, analizzando come è cresciuta la rata da inizio anno ad oggi e come potrebbe ulteriormente salire alla luce del nuovo aumento del costo del denaro annunciato dalla Bce.

Il tasso (Tan) di partenza sottoscritto a gennaio e usato nell’analisi è pari a 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro. Se nella prima parte del 2022 le rate sono cresciute solo di poco (+13 euro da gennaio a giugno), a partire da luglio gli indici dei mutui variabili hanno iniziato a salire in modo consistente e, a dicembre, la rata è arrivata a circa 602 euro, vale a dire quasi 150 euro in più rispetto a quella iniziale. Se l’Euribor dovesse crescere in maniera analoga all’ultimo aumento dei tassi della Bce (+0,50%), la rata mensile del mutuatario arriverebbe, nei prossimi mesi, a circa 636 euro, vale a dira quasi 35 euro in più rispetto ad oggi e 180 in più rispetto a inizio anno (+39%).

«L’Euribor, l’indice di riferimento per i mutui a tasso variabile, tende a cambiare sulla base delle aspettative dei tassi Bce, ma non è detto che lo faccia in misura uguale; per capire quindi come varieranno nel concreto le rate dei mutuatari, bisognerà aspettare di vedere come l’indice si muoverà rispetto alle decisioni della Banca Centrale», spiega Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it. «In ogni caso l’impatto dell’aumento sarà differente per ciascun mutuatario in base ad alcuni fattori, tra cui l’importo residuo del finanziamento e il numero di rate mancanti; il consiglio per chi ha un mutuo variabile è di stabilire la soglia massima oltre la quale la rata potrebbe diventare insostenibile e rivolgersi al proprio istituto di credito o ad un consulente per individuare la soluzione migliore in base alle proprie caratteristiche».

Alessio Santarelli, dg della Divisione Broking di Gruppo Mutui dichiara: «L’attuale quadro di incertezza geopolitica ed economica rende molto complesso fare previsioni per il 2023, ma si auspica che questa situazione di tassi alti non duri a lungo. Gli analisti sono concordi nell’ipotizzare che i tassi di riferimento in USA, UK e Europa inizino a scendere già dalla seconda metà del prossimo anno. In particolare, la natura dell’inflazione europea, causata principalmente dalla guerra e dall’aumento dei costi dell’energia, non può essere facilmente combattuta con l’aumento dei tassi; quindi, molti analisti auspicano che la Banca Centrale non continui a perseguire una politica aggressiva, che sicuramente porterebbe a una contrazione del mercato dei mutui acquisto nel corso del 2023».

Nei primi quindici giorni di dicembre la differenza tra il costo medio dei mutui fissi (3,35%) e variabili (2,90%) si riduce molto rispetto ai 150 punti base di settembre. Se gli indici di riferimento continueranno a evolvere con i trend attuali e il mutuo a tasso variabile assorbirà questo ulteriore aumento di 50 punti base, è possibile che a gennaio i mutui a tasso fisso siano addirittura meno costosi dei variabili.

In questo caso, ovviamente, non avrebbe senso per un nuovo sottoscrittore scegliere il mutuo a tasso variabile (o variabile con cap, che è addirittura più costoso): converrà scegliere il tasso fisso e valutare la surroga quando scenderanno nuovamente i tassi. A novembre sono comunque ancora il 42% i consumatori che puntano sul variabile o sul variabile con cap, in leggero calo rispetto al mese precedente in cui erano quasi il 49%, ma in netto aumento rispetto ai primi mesi dell’anno. 

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