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Lo scenario calabrese e l’ipotesi renziana | L’analisi di Stefano Folli

“Era fin troppo facile prevedere che in Calabria le cose sarebbero andate male per il centrosinistra e bene per il centrodestra”. Lo scrive Stefano Folli su Repubblica in un’analisi sullo ‘scenario calabrese e l’ipotesi renziana’: “Tutti i tasselli del mosaico erano predisposti per tale esito. Una regione governata dalla destra con un presidente solido nonostante le dimissioni dopo un incidente giudiziario, o forse proprio per questo; un concorrente poco competitivo con un curriculum impreziosito dall’esser stato l’architetto del reddito di cittadinanza; un’alchimia locale che tiene assai poco conto delle vicende nazionali (e immaginarsi di quelle internazionali).

Se le Marche sulla carta erano contendibili e nella sconfitta della sinistra molto hanno pesato gli errori del candidato Ricciosserva l’editorialista – in Calabria pochi avrebbero scommesso su un esito diverso del voto. In definitiva, non sembra che questa tornata regionale — di qui alle prossime settimane — sia decisiva per ridefinire gli equilibri nazionali. Non servono a indicare un cambio di tendenza nell’elettorato, l’annuncio di una nuova stagione a sinistra o un rimescolamento di carte a destra.

L’unica novità, se vogliamo definirla tale, è l’iniziativa di Renzi alla Leopolda. Il gusto scenografico è quello tradizionale, la sostanza politica è ancora povera. Certo, l’ex segretario del Pd ed ex premier sa come si parla da oppositore ed è sempre abile nel richiamare l’attenzione del pubblico. Ma la «casa riformista» per ora è qualcosa di già visto e già fallito mille volte. Occorre molto di più per restituire smalto a un’iniziativa che si propone, niente meno, di raggiungere il 10 per cento alle elezioni del 2027.

Può darsi però che i riformisti sparsi e demoralizzati la vivano come un ricostituente. Semmai la mossa renziana che in termini politici può fare strada è quella di mettere i bastoni tra le ruote a Giorgia Meloni annunciando adesso, a poco meno di quattro anni dalla scadenza del Quirinale, che occorre fare muro contro l’eventualità di una candidatura della leader della destra. Tutto prematuro, ma non assurdo. Anzi. Solo che in quel caso i problemi della premier verranno dalla sua coalizione. In quella sede potranno essere risolti oppure no.

Peraltro – conclude – se la destra non avrà abbastanza voti per eleggere Meloni, non li otterrà di sicuro a sinistra su quel nome”.

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