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L’Italia finanziaria più forte di quella sportiva | L’analisi di Roberto Sommella

Jannik Sinner ha perso di un soffio sulla terra rossa francese il titolo del Roland Garros e l’Italia del calcio è caduta rovinosamente nel diluvio norvegese.

Ma dal punto di vista finanziario il nostro Paese, che comunque ha portato a casa la storica vittoria nel doppio a Parigi di Sara Errani e Jasmine Paolini, può festeggiare per tre motivi: discesa dei tassi di interesse sul debito, calo dello spread e numero di immatricolazioni auto.

Proprio nella settimana in cui Emmanuel Macron ha incontrato la premier Giorgia Meloni, giovedì 5 giugno i tassi di interesse sui Btp a due anni sono andati sotto quelli degli omologhi francesi e la differenza anche ieri è stata di fatto nulla.

Successivamente, venerdì 6 giugno le immatricolazioni di auto in Italia hanno superato quelle francesi mentre lunedì 9 giugno il differenziale di interesse tra Btp a dieci anni e Bund omologhi è sceso verso quota 90. Un record.

Si tratta di segnali importanti, perché i primi due confermano l’ottimo feeling che il Paese ha con i mercati finanziari, dopo che qualche giorno fa il nostro debito a sette, dieci e trenta anni era risultato meno oneroso di quello americano dalla stessa durata.

E il terzo risultato si inserisce in un contesto molto difficile per il mercato automobilistico e rappresenta una boccata d’ossigeno di cui moderatamente gioire.

Il dato che viene però piuttosto sottostimato in casa nostra è l’affidabilità del Paese.

Il piccolo sorpasso degli interessi sul debito rispetto alla Francia, unito appunto anche allo spread, che è arrivato fino a quota 92, premia la stabilità del governo Meloni e l’accorta politica economica e di gestione del debito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che al momento è anche il titolare del Tesoro più longevo nel consesso dei grandi.

La performance finanziaria dell’Italia, comunque oppressa da un debito pubblico monstre, diventa ancora più significativa se si pensa che nonostante la promozione recente di Moody’s il nostro merito di credito resta da tripla B contro le doppie A di Francia e Stati Uniti.

Dunque si tratta di un risultato ancora più importante e di cui andare fieri, come pensa la stessa premier, perché l’affidabilità dell’Italia è una di quelle cose che non hanno colore politico.

Marco Capponi su Milano Finanza ha raccontato come sia presto per cantare vittoria perché non si sa ancora se il sorpasso dei rendimenti degli Oat francesi sia stata solo una fiammata o possa essere una tendenza strutturale.

Si tratta comunque di un dato significativo: non solo perché (Bloomberg alla mano) non succedeva dal 2004, ma anche perché questo dato testimonia la fiducia che il mercato ha, da un po’ di tempo a questa parte, nei confronti del debito pubblico italiano.

A partire dallo scorso 28 maggio il rendimento del Btp a due anni è sceso sotto il 2%, muovendosi poi sempre intorno a questa soglia.

Contestualmente l’Oat di pari durata viaggiava tra un minimo del 2,07% e un massimo sopra il 2,15%, toccato giovedì 5 giugno dopo che la presidente della Bce Christine Lagarde, nell’annunciare il taglio dei tassi al 2%, si è mostrata meno accomodante delle attese sulle mosse future, facendo partire una serie di vendite sui titoli obbligazionari dell’Eurozona (Btp e Oat inclusi) e rinnovando gli appetiti dei risparmiatori sui bond che garantiscono ancora il 7%, come racconta l’inchiesta di copertina di Milano Finanza.

Passando invece al dato delle immatricolazioni, si deve pensare che ormai il mercato delle quattro ruote è globale e che Stellantis è un marchio italo-francese, da poco a guida però tutta italiana (altro smacco per Macron?) con John Elkann presidente e Antonio Filosa ceo.

Le immatricolazioni di auto nuove in Italia hanno superato per la prima volta quelle registrate in Francia, segnando un’inversione di tendenza storica nel mercato automobilistico europeo.

Nei primi cinque mesi del 2025, secondo le elaborazioni della Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) su dati ufficiali di Acea e Pfa, nel mercato italiano sono state immatricolate oltre 722 mila vetture, contro le poco meno di 673 mila d’Oltralpe.

Una differenza di circa 50 mila unità, pari a uno scarto di oltre il 7%, che rompe un equilibrio consolidato da anni e introduce nuove riflessioni sulla politica industriale e ambientale adottata dai due Paesi, ha sottolineato su milanofinanza.it Andrea Boeris.

Come reagirà il concorrente Renault, costruendo droni per l’Ucraina?

Intanto possiamo registrare questi tre successi che non erano affatto scontati e che rendono sui mercati un’immagine dell’Italia più forte di quella che si racconta dentro i confini nazionali.

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